Abyssal (UK) - Novit enim Dominus qui sunt eius


E fu così che una band di nome Abyssal fece Death Metal.
Il prologo di questa recensione è noioso ma vi invito a non demordere.
E’ chiaro sin dal voto che non è una band qualunque, gli Abyssal, questi sconosciuti inglesi sono quanto di più anacronistico ci possa essere ora nell’underground inglese praticamente sovrappopolato di realtà Djent e Metalcore. Quello che fanno gli Abyssal è riabilitare la colonia sperduta in Oceania di madre UK, questi vanno dai Portal e gli dicono “bravi, anche noi abbiamo ascoltato God Of Emptiness e ci piace”. Si, perché di Death Metal inglese oggigiorno non esce molto ma se anche quel poco fosse come gli Abyssal, ah, grosse risate. Usciti dai tombini fumanti del sobborgo più ghetto che potete immaginare il combo si diletta nel creare una immagine in totale controtendenza con il presente dicendo di non avere membri, non dando una precisa località, non curando l’immagine e soprattutto suonando un genere che piace forse a mille persone nel mondo.
E’ si poco accessibile ed impenetrabile il Death/Black del gruppo ma è in oltre modo anche saturo di momento evocativi e litanie barbariche che con una maggiore attenzione ed un pizzico di pazienza sarebbe possibile apprezzare anche per tutti coloro che hanno sempre seguite la scena Death/Doom europea ma che ovviamente dinanzi a leviatani di 8 minuti si sentono impauriti nell’intraprendere l’avventura.
Perché fa paura, lo ammetto, superata la prima canzone, tra l’altro pezzo non indifferente, ti si stringe lo stomaco a vedere altre 9 tracce da ascoltare. Probabilmente è qui che i Portal vincono, poiché i loro 29-30 minuti di cd sembrano non finire mai e ti portano ad ascolti consecutivi che ipnotizzano e fanno assimilare la loro musica impossibile. Al cospetto però di un cd che supera l’ora di durata ben pochi si affacceranno ma come già detto la band non pretende di essere ascoltata. E’ in altro modo si vero però che un critico deve vedere pro e contro di un lavoro ed analizzare ogni aspetto. La durata è giustificata? Non sempre. Queste mette in traballo molti degli entusiasmi nel vedere un’altra band di quel filone che oggi tanto va di moda, per carità, però consiglio di iniziare ad ascoltare il cd mentre si fa altro e progressivamente passare all’ascolto più minuzioso. E’ un lavoro terribile e lo so bene ma la vera bellezza di questi cd è che sono immortali, mi spiego. Questo Death Metal è indipendente dalle mode, persino il brutal non lo è, credo che solo le particolari forme di old school più archetipo possano resistere nelle decadi a venire poiché esse sono , come detto, alla base di tutto. Sono la struttura, rappresentano in toto l’iconografia del metallo della morte e come ogni principio esso rimane tale nel tempo, esso è, e nulla lo cambia.
Saremo in 10-15 persone a sentirci questi cd ma saremo sempre noi tra 15 anni, tra chi getta la spugna e nuovi adepti che entrano. Il Death Metal è una forma d’arte immortale e sono cd come questo a renderlo tale, a preservare l’oscurità, l’alone di misticismo e la sacralità dietro la “demagificazione” portata in atto da un revival selvaggio e poco sincero.
[Edoardo Del Principe]
7,5


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