ARCHSPIRE - THE LUCID COLLECTIVE


Dopo essermi sentito il loro primo full-length miriadi di volte finalmente tornano gli Archspire. Per i fans del techdeath questo è sicuramente uno dei dischi più attesi dell'anno, talmente tanto però, che potrebbe non superare le aspettative. Ma andiamo con calma.
Dopo aver rilasciato nel 2009 "All Shall Aligne" i giovani ragazzi canadesi sono passati improvvisamente dal nulla a diventare una delle band technical death metal più in voga del momento firmando successivamente per la Season of Mist (Gorguts, Cynic, Atheist, Wormed ecc.) e dimostrando fin da subito egregie capacità tecniche con un esordio con i fiocchi, ed ora finalmente, sì lo ripeto, possiamo goderci il ritorno dei nostri 3 anni dopo il precedente capitolo.
Premetto che troppa attesa nei confronti di un disco non portano quasi mai a grandi risultati, ma anche in questo caso sarà così?
"The Lucid Collective" si presenta solido e compatto fin dai primi minuti, i virtuosismi sulla chitarra di Dean Lamb e Tobi Morelli non hanno bisogno di presentazioni, Spencer alla batteria non concede tregue smitragliandovi le orecchie per l'intera durata e Oli Peters si dimostra ancora una volta uno dei migliori vocalist nel campo del techdeath, attaccando di cattiveria ed eseguendo growl a velocità inimmaginabili.
E fin qui non c'è nulla da dire, la cattiveria voluta, la potenza espressa dal sound frutto di un mastering in studio eseguito ad opera d'arte e la scorrevolezza ci sono e si sentono, ma allora perché un disco così non potrà, secondo il mio parere, neanche essere presente nella lista dei migliori dischi del 2014? Semplice, perché tutto ciò appena descritto è quasi inutile. Oramai stiamo vedendo come i gruppi che stanno venendo fuori negli ultimi anni, puntino alla velocità, alla tecnica, al mettere in evidenza quanto io son più bravo di te con lo strumento in mano e null'altro; e "The Lucid Collective" questo vuole fare. Nel precedente capitolo, i nostri sì hanno dimostrato capacità tecniche elevate ed è anche vero che forse hanno diciamo quasi esagerato, ma a confronto con questo album non c'è paragone. "All Shall Aligne" si dimostrava un disco che attaccava e dopo aver mostrato i muscoli mostrava il cervello! Qui siamo devastati da sweep-picking troppo banali (non nel senso di poco tecnici eh) e messi lì come se i canadesi avessero improvvisamente finito le idee, assoli e assoli a non finire, cambi tempo che ti lasciano alquanto confuso, riffing che non fa altro che accelerare inutilmente, come la batteria del resto. La voce a questo punto è l'unica cosa che si salva in toto. Dio Santo siamo arrivati a fare techdeath con una 8 corde! Durante i live il pubblico rimarrà talmente meravigliato e stupefatto da tali doti tecniche che seguirà attento la prestazione come fosse un'importante lezione universitaria anziché pensare a fare mosh e casino...di questo passo si finirà a fare death metal in teatro dove ad assistere ci saranno persone sedute che indossano giacca e cravatta!
Basta fare come gli americani che in base a quanto è tecnico ed incomprensibile un album di conseguenza lo giudicano positivo; in questo caso si esagera, ed esagerato non è un complimento.
In questi casi non si può non tirar dentro la discussione gruppi come Beneath The Massacre, Brain Drill e a malincuore dico, che i miei cari Archspire di questo passo finiranno in mezzo a tali band; ovvero tecnica con gli strumenti in mano altamente superiore alla media ma song-writing decisamente privo di senso a tratti e quasi esclusivamente ideato per dimostrare una superiorità atletica.
Fortunatamente qualcosa in questo disco si salva, ovvero qualche elemento che mi ha esaltato, dove ho semplicemente goduto senza troppi giri di parole, l'ho trovato; vedi il singolone "Lucid Collective Somnambulation", anche se tutti quei sweep arrivati ad una certa mi hanno fatto salire il latte alle ginocchia ma la parte ritmica rimane una mattonata notevole, "The Plague of Am (Cogito Ergo Sum)" è senza dubbio un altro pezzone cazzutissimo, ma i sweep vi giuro che stavano diventando quasi fastidiosi, parte finale però straordinaria per quanto mi riguarda, l'inizio di "Fantom Infinite Depth" è qualcosa che non avevo ancora sentito in album del genere: Oli Peters si sgranchisce la voce e parte subito come un treno accompagnato solo dalla batteria, prestazione epocale per lui , ed infine, mai come in questo caso, ho gradito una traccia strumentale (chiedetevi il perché), "Kairos Chamber" che per spezzare è l'ideale, ma non basta. NO, NON BASTA.
Bene, ecco il motivo per cui gli Archspire ancora si salvano dall'essere considerati una band come quelle prima citate per cui speriamo che il prossimo lavoro non superi la sottile soglia che si cela tra una lavoro sensato ed una riscaldata d'acqua calda.
Visto che poco prima dell'uscita si stava creando quasi una guerra virtuale tra Alterbeast e Archspire per decretare il migliore album techdeath tra le due band americane mi sento a questo punto, con mio grande stupore, favorevole ad assegnare tale titolo agli Alterbeast grazie al loro "Immortal".
E' sentire album del genere che ti fa capire e rendere conto di quanto sia immenso ed inarrivabile "Incurso" (Spawn Of Possession, 2012)
La regola che fare il secondo full-length è più difficile di fare il primo vale ancora ragazzuoli e questo ultimo album degli Archspire ne è una dimostrazione innegabile.







Marco Gattini
Share on Google Plus

About Marco

YDBCN è un collettivo di persone disagiate che odia la musica
    Blogger Comment