Sembra che il membro svedese dei Culted (Daniel Jansonn, voce) non abbia mai incontrato di persona i tre membri canadesi della band: Kevin Stevenson (batteria), Michael Klassen e Matthew Friesen (chitarra, basso, percussioni e "noise"). Questo la dice lunga sulla freddezza dei quattro musicisti, ai quali si è aggiunto un quinto elemento: Erik Larsen (synth e altro). Sono cresciuti a pane e gelo e lo dimostrano bene nel secondo full lenght "Oblique to all paths", seguito del buon debutto del 2009 "Below the thunders of the upper deep" e dell'EP dell'anno successivo "Of death and ritual". Si comincia subito con 19 oppressivi minuti (Brooding hex) che richiamano alla mente una cittadina morta e rimasta disabitata, ai confini del polo nord. interessanti riff e "melodie" che ci fanno scoprire la presenza di qualcosa di ancora vivo, salvo poi convincerci, nel finale, a lasciar stare e tornare indietro, forse peché la verità è troppo dura o pericolosa da affrontare. Le Chitarre concorrono a rendere l'atmosfera molto opprimente, molto "Doom", e la batteria è incalzante, ma non estrema. La Voce, quando compare, è uno scream/growl ben fatto ed adatto alla situazione, a mio parere. Non si discosta di molto la successiva "Illuminati", forse solo un po' più movimentata, con un ritmo proprio doom, almeno nella parte centrale, e con la voce che per la maggior parte del tempo sta in sottofondo ed è appena comprensibile. Le prime due tracce sono le migliori del disco, e le successive non aggiungono poi molto, rischiando di far cadere l'ascoltatore nella noia, vista anche la loro lunghezza. "Intoxicant immuration" presenta un finale un po' più interessante e "March of the wolves" è secondo me la traccia meno buona dell'album, mentre " Distortion of the nature of Mankind" è un affascinante intermezzo pieno di "noise" molto azzeccati. Non male "Transmittal", molto varia e che ben riassume lo stile dell'album: un'ottima colonna sonora per una passeggiata serale in un posto isolato. Sul finire della traccia compare per la prima volta nell'album un po' di velocità, che ci accompagna alla conclusiva "Jeremiad": un riff interessante ma niente di più. Nel complesso "Oblique to all paths" è un buon album, anche se, seppure molto vario all'interno delle singole canzoni, presenti canzoni un po' troppo simili l'una all'altra. Per i miei gusti un po' più di velocità ogni tanto non avrebbe guastato, anche se parliamo sostanzialmente di Doom. Buona l'idea di inserire molti rumori e suoni particolari e buona anche la prova del cantante Daniel Jansonn. L'intero album mi richiama alla mente il videogioco "Silent Hill" e credo che questo sia un po' quello che i cinque musicisti volevano ottenere.
Pierluigi Bani
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