After a great work named “Liberation Through Hearing”, Inanimate Existence come back after 2 years, after being enrolled by the “Unique Leader Records” thanks to that album.
Before the album was released, we enjoyed some songs from this new CD, “A never-ending Cycle of Atonement” thanks to two teaser and, let’s call ‘em “big singles”, together with a play-through.
These guys from Santa Cruz are proposing us a technical death metal that goes beyond what we were used to listen, because their riffs are impossible to play and even to understand. Luckly, on the other hand, Inanimate Existence are working on the atmospheres that lead the album; we can understand that from the artwork, which is fantasy-based.
Let’s take a look to the differences between their first album and this new one: the old one had 16 tracks, 8 of them instrumental, while this new one has 8 track and only the first one, “Om Mani Padme Um” and the last one, “Dueling Shadows” are instrumental. As we can see tracks’ number dropped from 16 to 8 (the half) but there will be only 10 minutes of difference, because the songs will be over the 6 minutes.
The riffing, even if extremely technic, is good and has a meaning in the song’s purpose, technic here is used to improve song’s quality and not just as demonstration; the bass and the acoustic will have a great role in the album that will lead you in the world represented by the album’s cover and “Omen”, one of the singles released before the album’s release, it a perfect song in all its aspects.
Next, “Bioluminescent Photophores” is a hard-hitting track, but in the end becomes slow and prog; from this song we can notice Riley McShane’s lower and darker growl, much different from Cameron Porras’ one in the first album, even if Cameron used a growl which is much lower from the traditional tech death metal’s one, and, in fact, the band define themselves as “brutal technical death metal” musicians.
With ”Rune of Destruction”, another great hit, the atmosphere becomes much marked and these guys from Santa Cruz propose us a warm and hot track: catchy riffs but not heavy, just enough to hit your brain with control. Also, in the middle of the song a female voice enters together with a clean choir, bass, drum and clean guitar: something that goes beyond the same tech death and takes you in another planet thanks to the imagination that frees itselfs while listening to something so astral.
“The Catacomb of Mirrors” it’s the dullest track within the atmosphere created, but it could be okay if, after this song, in the track-list you put the last great single “Staring Through Fire”: you get back at “Rune of Destruction”, this song has one of the greates passages in the album, where the alternation between distorted and clean guitar and bass know their work, and in the end gives us a groovy moment, which can be easly enjoyed.
In “Out of Body Experience”, a track that requires some skill to be played (it has a time playing of 9 minutes), we can hear pretty much everything: riffing both prog and tech, tempo changes, balanced solos, parts where bass and clean guitar play their best cards, that in the end make a great and harmonic duet, while the listener stares at nothing in a trance state.
The song that ends the album is an instrumental one, “Dueling Shadows”, the classic ballad used to close big works.
If these guys did not reach the perfection with “Liberation through hearing”, even if they got close, they did it with style and method. If you’re asking yourself why this album has that artwork just listen to the songs, take another look at the cover and everything will be much clearer.
If it is true that the 2nd full-lenght is the hardest challenge for a band, Inanimate Existence just passed over it with extreme professionality, coordination and experience thanks to this “A never-ending Cycle of Atonement”; an album that goes beyond the standards of the classic tech death metal we know.
[Translated by Lorenzo Naturale]
Dopo un capolavoro del calibro di "Liberation Through Hearing", gli Inanimate Existence tornano a distanza di 2 anni, dopo essere entrati a far parte della famiglia Unique Leader Records proprio grazie a quel disco.
Prima dell'uscita vera e propria, abbiamo avuto la possibilità di "spoilerarci" questo nuovo "A Never-Ending Cycle Of Atonement" grazie a ben due teaser e tre, chiamiamoli "singoloni", con tanto di play-through per umiliarti.
Il technical death metal proposto dai ragazzi di Santa Cruz, va oltre quello che siamo abituati a sentire ultimamente, ovvero riff impossibili da suonare e talvolta anche da comprendere. Al contrario, fortunatamente gli Inanimate Existence puntano in maniera lampante alle atmosfere che la fanno da padrona per quasi tutta la durata; e già con una cover come questa, dal richiamo prettamente fantasy, ciò si può facilmente intuire.
Rispetto al precedente capitolo, contenente la bellezza di 16 tracce, di cui 8 instrumental, in questo "A Never-Ending Cycle Of Atonement" ne avremo 8 complessive di cui solo l'intro "Om Mani Padme Um" e la conclusiva "Dueling Shadows" strumentali; taglio netto in fatto di pezzi, ma alla fine la differenza di minuti complessivi sarà di soli 10 minuti circa rispetto al precedente album, anche perché le canzoni non faranno fatica a superare i 6 minuti di durata.
Il riffing, seppur ultra tecnico a tratti, risulta sensato, solido ed inerente al brano, con un continuum ben mirato e capace di far decollare i brani senza finire in inutili sweep o in accelerazioni poco razionali, ma al contrario avremo degli stacchi di basso ed acustica a dir poco sensazionali che ti immergeranno nel mondo raffigurato nella cover, ed "Omen", uno dei singoloni prima rilasciati, da questo punto di vista risulta un brano a 360° assolutamente completo sotto ogni punto di vista.
Il successivo "Bioluminescent Photophores", picchia duro per quasi tutta la durata, ma si concede qualche rallentamento e momento prog verso la fine; da questo brano possiamo sottolineare come il growl di Riley McShane sia molto più basso e cupo rispetto a quello usato da Cameron Porras nel precedente disco, nonostante lo stesso Cameron diede la dimostrazione di un growl molto più basso rispetto a quello standard usato in un album tech death qualsiasi, non a caso la band si definisce technical brutal death metal.
Con "Rune Of Destruction", altro super singolo, si raggiunge già un certo livello di atmosfera e la band di Santa Cruz, sfodera uno dei suoi pezzi più caldi: riffing abbastanza catchy, che non vuole mai umiliare l'ascoltatore, non vuole mettere in evidenza nulla, ma solo colpirti sulla parte cerebrale con una violenza accuratamente controllata. Oltre ciò, verso metà farà la comparsa una voce femminile con un coro in pulito, accompagnata solo da basso, batteria e chitarra pulita: episodi che vanno ben oltre il solito tech death e che ti trasportano su altri pianeti grazie all'immaginazione che si lascia totalmente andare dopo certe perle come questa. Mente libera e si avanti.
"The Catacomb Of Mirrors", è probabilmente l'episodio più scialbo in mezzo a tutta quest'atmosfera fin qui creatasi, ma ci può stare se subito dopo metti nella track-list l'ultimo singolone "Staring Through Fire": si riprende da dove ci si era lasciati con "The Rune Of Destruction", questo brano crea verso la metà uno dei passaggi più incantevoli di tutto il disco, le alternanze tra chitarra distorta e pulita e il basso sempre ben presente ed evidente in ambedue i casi lo rendono ancor più speciale, inoltre ci regala qualche momento più groovettoso verso la fine, sempre ben gradito.
Nel penultimo "Out Of Body Experience", brano più ricercato vista anche la durata, oltre 9 minuti, abbiamo veramente di tutto: riffing in alternanza tra il tech ed il prog, cambi di tempo a non finire, assoli coinvolgenti che ti imprigionano e non ti mollano per tutta la durata, stacchi di basso e chitarra pulita anche qua, che verso la fine duettano in perfetta armonia, mentre tu ascoltatore di turno rimani sempre più esterrefatto.
Per chiudere abbiamo l'instrumental, "Dueling Shadows" che prima vi dicevo, la classica ballad usata per chiudere lavori dal grosso calibro.
Se i nostri non hanno raggiunto la perfezione con "Liberation Through Hearing", anche se ci son andati vicino, l'hanno fatto in maniera didattica con questo nuovo capitolo.
Se vi state chiedendo come mai un album tech death abbia una copertina simile, lasciatevi trasportare dalle tracce qui presenti, riguardate la cover e tutto vi sarà più chiaro.
Se è vero che solitamente il secondo full-length è la prova più ardua da superare per un gruppo, gli Inanimate Existence l'hanno sorvolata con estrema coordinazione ed esperienza, grazie a questo "A Never-Ending Cycle Of Atonement"; un disco che va ben oltre i canoni del technical death metal che siamo abituati a sentire.
Marco Gattini
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