Oh signore, per favore, spezza questo silenzio
Non vorrei fare la persona di parte ma se il Death Metal continua ad essere un genere interessante è perchè questi 5 ragazzotti americani ogni 2 anni si prendono la briga di fare un album.
Quello che sono i Black Dahlia per il mondo del metal estremo contemporaneo probabilmente lo sanno solo loro, hanno unito schiere di ascoltatori da diversissimi background, dagli albori dal look "emo" alle recenti disinibite fedi "true" il tempo ha mitigato questi uomini, in primis Trevor e Brian, vere teste di questo progetto.
Quello che sono i Black Dahlia per il mondo del metal estremo contemporaneo probabilmente lo sanno solo loro, hanno unito schiere di ascoltatori da diversissimi background, dagli albori dal look "emo" alle recenti disinibite fedi "true" il tempo ha mitigato questi uomini, in primis Trevor e Brian, vere teste di questo progetto.
Bravi ragazzi
Sembrano quasi aver messo la testa a posto dopo anni di baldoria e scorribande notturne ma il malessere che trasmettono non smette di diminuire, anzi, in quest'ultima abissale prova il gruppo non ha deciso di crogiolarsi sugli allori ma di reinventare il proprio stile se possibile aumentando la velocità. Ecco quindi un cd che sprigiona brutalità da ogni poro senza però dimenticarsi del feeling melodico, rinvigorito da nuovi intervalli e modi mai utilizzati precedentemente dal gruppo.
Cosa c'è di nuovo
Nuovi suoni, la band ha adottato uno stile più live, abbandonando per la prima volta da 7-8 anni il loro classico suono di batteria per ritornare praticamente a quello di Miasma. Scelta decisamente congeniale quando si hanno i mezzi e le capacità per dare un cd estremo che non sappia di finto. Infatti troviamo vari errorini qua e la, perdonabili, anche se evidenti per chi ci fa attenzione.
Rapporto con il passato
Sembra un'altra band rispetto Everblack, album che giocava al sicuro con una nuova line up e qualche piccolo gioiello come Every Rope A Noose. L'alchimia del gruppo sembra di nuovo essere tornata ai livelli di Ritual con il duo Ryan-Brian che ci delizia di shredding senza pietà e numerosi contortissimi riff pieni di ricciolini e variazioni da diventare pazzi. Probabilmente è il lavoro dei TBDM dove le tab di chitarra sono più incasinate, praticamente mai le due chitarre fanno la stessa cosa.
Un'educazione in completa misantropia
Quello che rende Abysmal un cd fuori dal tempo e dallo spazio è il fatto che ancora una volta la band ha scritto almeno una canzone pari a Statutory Ape, What A Horrible, Necropolis, Moonlight e In Raped in Hatred by Vines of Thorn, ovvero il primo singolo Vlad. E tutto il resto? Tutto il resto è una continua sperimentazione di queste nuove melodie con trionfi totali di malinconia e glaciali accordi che sfociano spesso nel neoclassico. L'uso massiccio di riff a vespaio con l'aumentare dei blast beat non fa che innescare una scintilla che la band tiene viva con trovate melodiche su basi ritmiche sempre acutissime, intente a donare una varietà quasi spiazzante, il nucleo centrale "The Fog-Stygiophobic" è la parte più forte del nuovo percorso musicale dove tutte le influenze più Doomy ed Hardcore si mischiano in un'amalgama zozza e putrida.
Fine
Se non vi basta la sperimentazione, se non vi basta che siano più brutali, ancora più melodici, più aggressivi, più grezzi e più elaborati io non so cosa dirvi. Questo è un nuovo punto 0 per la band, partendo dalla line up al discorso musicale questi nuovi TBDM mi piacciono veramente molto e qualunque critica di "autocitazionismo" se non vi fosse bastato Ritual DECADE totalmente.
Tracklist
1. Receipt
2. Vlad, Son Of The Dragon
3. Abysmal
4. Re-faced
5. Threat Level Number Three
6. The Fog
7. Stygiophobic
8. Asylum
9. The Advent
10. That Cannot Die Which Eternally Is Dead
SENTENZA: Oh, Mother War We Sleep On Your Arms Tonight
We're Burning For Your Love
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