Il genere proposto dai Deity è palesemente di matrice -core ma comunque non puzza di stantio, di già sentito. Questo “The hand that feeds” è una ventata di aria fresca nell'underground del genere in quanto nonostante siano presenti clichè come i Breakdown che tanto ultimamente stanno rendendo noiosi molti lavori, in questo EP sono perfettamente giustapposti fra loro in modo da costruire una vera e propria struttura in ogni canzone. Detto in altri termini i breakdown non vengono impiegati solo per “fare casino” ma fanno parte dell'ossatura di ogni singola traccia. Da lodare particolarmente è il guitar work appunto, che passa da parti pesanti e cadenzate a riff molto spediti senza pietà alcuna, rendendo l'ascolto di soli 22 minuti molto facile da digerire e piacevole. Il comparto ritmico in questo “The Hand that feeds” è molto valido, riesce ad accompagnare perfettamente ciò costruito dalle chitarre ma non vi è nulla di davvero rilevante da segnalare per tutta l'esecuzione. Infine la ciliegina sulla torta in questo album è la voce, che in canzoni come “Albatross” o “Feed” da il meglio di sé grazie a una timbrica davvero piacevole e abbastanza varia che non riesce ad annoiare nemmeno sforzandosi. Inoltre i importanti sono anche i testi delle canzoni che non lasciano certo a desiderare come potrete sentire nella già citata “Albatross”.
SENTENZA: Da tenere d'occhio
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