Siccome i trascorsi dei Ghost ormai li sappiamo tutti, sappiamo tutte le querelle a riguardo, credo sia futile ricordarle per l'ennesima volta, parto diretto con la recensione del disco. Meliora si presenta come ogni disco dei Ghost molto bene, la copertina va questa volta a omaggiare un altro classico del cinema: Metropolis di Fritz Lang, capolavoro dell'espressionismo tedesco (così come il precendete EP aveva omaggiato l'altro grande film del periodo, ossia Nosferatu di Murnau). Dalla copertina impeccabile in poi si evince che tutto è curatissimo e al solito po' troppo laccato, ma questo rientra ormai nell'immagine dei Ghost. Diciamo che si concretizza in modo sempre più grande la dicotomia immaginario/musica, in cui da un lato abbiamo un'immagine estremamente oscura, maschere sempre più complesse, dall'altro abbiamo una pulizia assoluta che esalta al meglio tutti gli strumenti dell'ensemble. La tastiera rispetto al precedente passa in secondo piano, pur rimanendo fondamentale nei passaggi di pianoforte, si veda per esempio Absolution e ogni tanto tornano le venate pseudoelettroniche anni 70 e ha anche il suo spazio nei due strumentali Spoksonat e Devil Church. Il trittico iniziale Spritit - From the pinnacle to the pit - Cirice (farei notare che la disposizione un po' ruffiana vuole proprio che i brani estratti dal disco prima dell'uscita siano proprio il secondo e il terzo), mostrano un certo carattere e una buona vena di riffing metallico. Anche se badate bene la produzione un po' laccatina lima un po' il potenziale d'assalto, che sarebbe rimasto più intatto con una produzione che avesse esaltato maggiormente le chitarre come in Opus Eponymous. From the pinnacle to pit probabilmente è la vera hit del disco, perché de facto è la canzone più completa che riesce dosando in modo sapiente i sintetizzatori ad tenere un po' su le chitarre anche sul ritornello pur dando un feeling molto orecchiabile. Con He Is (indovinate chi) i Ghost giocano a fare i REM e piazzano là un vero brano che non è definibile se non come pop, mentre la successiva Mummy Dust sembra un esperimento verso sonorità più oscure, forse vagamente reminescenti dei Sisters of Mercy, ma che riesce a metà a mio avviso (non ci posso far niente, ma ad ogni ascolto mi viene da skipparla). Delle successive una menzione speciale la merita a mio avviso la merita la già citata Absolution tenuta su da un buon riffing ed dal ritornello veramente irresistibile. La finale Deus In Absentia si rivela molto pomposa e sostenuta principalmente dalle tastiere fino allo sfociare finale nel gregoriano e nonostante l'orecchiabilità dell'inizio mi lascia un certo senso di pesantezza come finale. Complessivamente Meliora non è affatto un brutto disco, ma decisamente l'effetto novità dei Ghost va scemando, marketing a parte parla la musica. Da un lato son contento che si sia tornati un po' agli inizi, dall'altro mi sembra che il disco manchi un po' di carattere, dando maggior forza alle voci che li vogliono una band costruita a tavolino. Un po' più di corpo forse non avrebbe guastato. Mi viene un po' la paura che i Ghost stiano diventando di quei gruppi molto bravi a fare cover metal di cose non metal (If You Have Ghosts a me è piaciuto più di Infestissumam), ma che nel fare la roba loro siano diventati un po' troppo cerchiobottisti. Spero di sbagliarmi, ma...
SENTENZA: Mi ha chiamato Papa Emeritus
Blogger Comment