Pillory - Evolutionary Miscarriage


Da band a one man band. Così si potrebbe riassumere il percorso dei Pillory, band sotto Unique Leaders dal 2005, ovvero proprio l'anno in cui uscì il primo full-length "No Lifeguard at the Genepool".
E dopo ben 9 anni tornano, o meglio torna, dopo 6 anni di inattività nella veste dell'unico rimasto, ovvero
il batterista nonché vocalist Darren Cesca.
Sia chiara una cosa però, non sempre quando abbiamo davanti polistrumentisti che intrapendono percorsi così singolari, come può essere fare un album depressive black o technical death, essi debbano essere considerati dei geni che al 99,9% dei casi partoriscono capolavori; neanche per il cazzo.

Questo è un album che richiede maree di ascolti, non è semplice tech death assimilabile facilmente, altroché! Qua parliamo di tech death alla Ulcerate, Pyrrhon, ovvero con riff sempre confusionari che non ti vogliono entrare in testa ma te la vogliono rovistare da cima a fondo fino a stravolgertela.
Sì insomma, non è il solito "piripiri", ma al contrario è un tech death intelligente, o almeno così prova ad essere.
Il problema però è che nonostante la marea di ascolti di cui prima, non ti rimane nulla in testa e problema ancor più grave, non ti viene assolutamente voglia di risentirlo. Non vi nascondo che ho quasi sofferto ad ascoltarlo così tante volte, beccandomi mal di testa solo per riuscire a capirlo; ma alla fine sono arrivato alla conclusione che non c'è gran che da capire.
"Evolutionary Miscarriage" parte lento, con ritmi strazianti e con qualche sfuriata di batteria, ritmi serrati e tanta confusione: a tratti sembra di sentire dello stoner con influenze death/black.
La title track non aiuta, ok non c'è da aspettarsi il singolone o la traccia che ti rimane subito in testa, ne tanto meno il ritornello da canticchiare sotto la doccia, questo dev'essere chiaro fin da subito, però un minimo di coerenza il nostro Darren ce l'ha poteva mettere; riff lento e straziante ripetuto all'infinito, neanche fosse stupendo, con parti confusionarie qua e là.
"Phantasmagorical Beasts" è una traccia carina, l'unica in cui in mezzo a tutto questo polverone mi ci son saputo ritrovare; peccato che però è una strumentale di neanche 3 minuti, Cristo.
Da qui in poi il disco segue sempre la stessa onda, ovvero riff lento e quasi orecchiabile, accompagnato da un cataclisma generale espresso dal resto della troupe strumentale.
Quello che rende tutto ciò quasi terribile da digerire, è anche la registrazione: la batteria è fin troppo informatizzata, il basso non riesce a dare spinta e le chitarre per Dio, hanno uno dei suoni più brutti ed inadeguati per il genere mai sentiti, decisamente schiacciate e prive di qualsiasi tipo di botta sonora.
Per non parlare della voce poi, che divaga tra un cantato quasi hardcore fino ad arrivare ad uno scream tipico del black metal, passando per un growl striminzito.
Dispiace veramente bocciare a priori un album così elaborato, ma il caro Darren dimostra qualche inesperienza, senza nulla togliere alle capacità tecniche ci mancherebbe. Ma probabilmente questa cosa del solista non fa per lui, ecco.
Ora però spero di poter ascoltare del nuovo materiale dai Pillory prima del 2027 eh, magari con una line-up più folta che porterebbe senz'altro più idee.






Marco Gattini

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