The Kennedy Veil - Trinity Of Falsehood


I giovani ragazzi di Sacramento (California), tornano in pista 3 anni dopo "The Sentence of Their Conqueror", che gli fece ottenere nientemeno che un contratto con la Unique Leader Records, che considero personalmente, una delle label più prolifiche di sempre nel panorama brutal; infatti avere gruppi come Deeds of Flesh, Vomit the Soul,Arkaik (la lista è lunga), non può essere un caso. Rispetto al disco d'esordio, in questo "Trinity Of Falsehood" sentiamo subito una maggiore compattezza e precisione per quanto riguarda la track list; invece riguardo la qualità c'è un netto miglioramento dovuto ad un missaggio più accurato e si intuisce al volo che non parliamo di un lavoro autoprodotto.
Quello che il quartetto propone è un brutal death metal tecnico molto odierno con cambi di velocità da capogiro, da sembrare a tratti technical death metal, misto a passaggi deathcore; proposta non propriamente nuova. Questo "Trinity Of Falsehood" rappresenta una maturazione notevole e la certezza che questi californiani potranno ben presto dire la loro nel panorama estremo in cui difficilmente vediamo band così giovani imporsi di prepotenza. Già grazie a questo disco, dalla durata a mio avviso giustissima per un disco brutal, si intuisce la voglia di proporre un qualcosa di nuovo (anche se magari non c'è), a partire dalla voce del giovanissimo Taylor Wientjes entrato in formazione appena lo scorso anno, e fin da subito capace di proporre un growl molto odierno, vario e soprattutto a tratti spaventosamente chiaro.Veramente una gran prestazione la sua.Alla chitarra, pare strano, ma troviamo il solo KC Childers, che ci invade con una miriade di riff, a tutte le velocità immaginabili, senza quasi mai calare sul fattore catchy. Dietro le pelli abbiamo Gabe Seeber (Decrepith Birth,Alterbeast,ex-Wretched Dawn,ex-Plague Widow) non c'è bisogno di dire molto, dato che uno così non ha bisogno di presentazioni; prestazione maniacale. In conclusione direi che "Trinity Of Falsehood" potrebbe essere quel disco estremo, al passo coi tempi, capace di tenerti incollato alle cuffie anche grazie alla breve durata (32 minuti circa) fino alla fine. Ritornando a parlare della voce di Taylor, penso che se non fosse per la batteria martellante e i riff di Childers non sarebbe proprio adatta per via di alcune parti più -core a tenere in piedi un disco che si etichetta come brutal death metal. A me è piaciuta molto, ma ad alcuni questa "hardcorizzazione" potrebbe non andare a genio.

7.5





Marco Gattini





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