CROSSES - †††


Ancora una volta il frontman dei Deftones, in arte Chino Moreno è riuscito ad incantarci con i suoi impulsi artistici fuori dal comune, creando questo side-project che prende il nome di Crosses. Il trio di LA composto dal già citato Chino Moreno, Shaun Lopez e Chuck Doom debutta con questo primo full-length dal nome omonimo, dopo aver firmato per la Sumerian Records lo scorso settembre. Quello che propone la band è un alternative rock con evidenti influenze post ed electronic, molto moderno ed a tratti coinvolgente. I primi minuti di "†††" rappresentano l'immersione più totale nei ritmi e nei suoni sintetizzati; scordatevi dunque di affrontare chitarre che dominano la scena o una batteria che non concede tregua. Anche se c'è da dire che l'album man mano che si va avanti, assume altre diverse sfaccettature: dal funk anni 80, ai suoni ambient, fino alle parti più hip hop. Non dobbiamo stupirci più di nulla, dato che l'unico modo per creare nuova musica è la sperimentazione e Moreno ed suoi Crosses lo sanno bene, dato che in questo "†††" non ci saranno strumenti che terranno in piedi il disco meglio rispetto ad altri, ma il miscuglio sarà molto ben equilibrato e risulterà piacevole da ascoltare. Per quanto riguarda le tracce abbiamo davanti a noi 15 tasselli per circa un ora di ascolto. La divisione tra i brani è abbastanza netta. Le canzoni che possono benissimo tenersi in piedi da sole come "†elepa†hy" il primo vero segnale di funk presente nel sound, "Bi†ches Brew" brano tetro, l'unico dove i riff distorti incidono più dei synth e dove la prestazione vocale di Moreno ti lascia con la pelle d'oca e senza fiato, "†hholyghs†" classico brano rock odierno, con ritornello molto alla U2, il singolone "†he Epilogue" che abbiamo imparato a conoscere mesi prima dell'uscita del cd, "Fron†iers" che con i suoi cori molto emotivi concilia un passaggio da sogno e "Nine†een Nine†y Four" l'unico pezzo ambient che ho trovato piacevole e mai stancante nonostante i suoi passaggi acustici abbastanza apatici; vengono affiancate da altre che si avvicinano ad essere considerabili quasi fillers e dico quasi, perché magari è solo una mia impressione. Ma questo giusto per trovare il pelo nell'uovo, dato che per il resto lo trovo un capolavoro del genere. Ed è più che concesso che alcuni brani non siano belli e assimilabili come altri. Anche se secondo me, se avessero dosato meglio le parti ambient quasi interminabili e l'uso del synth (forse abusato fin troppo) verso la fine, staremmo già a parlare di disco post rock dell'anno. Nonostante questi brani però, non posso non riconoscere la bravura e la sconfinata esperienza nel campo del trio di LA nel fare un disco che per rilassare la mente e per staccare dai generi più estremi è l'ideale.

Se vi state chiedendo cosa simboleggino le croci presenti sul titolo e sui brani, vi lascio una frase presa da un'intervista fatta a Chino Moreno:
"Non voglio che le persone pensino che siamo un gruppo religioso, satanico o che siamo un gruppo witch house. È difficile usare un simbolo religioso, ma allo stesso tempo lo penso in un modo artistico, esso può andare totalmente da qualche parte e penso che siamo il tipo che può prendere quella direzione"








Marco Gattini
Share on Google Plus

About Marco

YDBCN è un collettivo di persone disagiate che odia la musica
    Blogger Comment