1/3 di Hollow Crown + 2/3 di The Here And Now = Daybreaker
2/3 di Hollow Crown + 1/3 di The Here And Now = Lost Forever // Lost Together
recensione chiusa, ciao.
Vorrei poter chiudere qua la disamina ma mi vedo costretto a continuare. In questo ultimo lavoro dei patriarchi delle mode Architects c'è molto di cui parlare. Possiamo commentare in modo negativo o positivo la perdita dei clean che caratterizzano canzoni come Learn To Live, possiamo lamentarci o gioire di sonorità robuste e più articolate in stile Hollow Crown. La band evolve e non si può dire che stanzi su una sonorità o su un approccio, la caratterista del gruppo è aver un song writing ed un approccio alla chitarra duttile e perfettamente malleabile alle esigenze di un singer trai più espressivi del genere. Abbiamo quindi un esercito di capacità da Cavalieri Dello Zodiaco messe su band, non servono presentazioni od elogi particolari nelle capacità tecniche o compositive del combo. Oramai sono anni che i fan si dividono tra vecchie e nuove uscite, storcendo il naso per una rispetto l'altra ma mai trovandosi in modo uniforme. Una forza per molti gruppi, far discutere senza snaturarsi troppo rimane il concetto chiave per farsi adorare da vecchi e nuovi fan, quel The Here And Now aveva destato non poco malumore nel pubblico e si è cercato di intraprendere una via di mezzo con un Daybreaker formidabile, cristallino e potente. Un cd che ci ha regalato una delle migliori canzoni in assoluto del genere, la famosissima These Colors Don't Run.
Lost Forever // Lost Together non ci da una canzone di quello spessore ma mai come prima d'ora offre una tracklist competitiva senza smorzare la tensione. Se proprio bisogna trovare un "difetto" oggettivo ai cd prima era una tracklist senza filler ma altamente discontinua nei toni e negli approcci con canzoni come Behind The Throne o Truth, Be Told a soffocare gli animi d'entusiasmo con ballate eccessivamente ridondanti. Qui per la gioia di tutti stiamo a quota ZERO ballad.
Più acidi, più math, più aggressivi, ritornelli minimali e potenti. Tutti gli elementi tipici degli Architects sono rimescolati ancora una volta per un modus operandi sicuramente più calibrato in tutti i settori senza scontentare ipoteticamente nessuno ma lasciando, è doveroso dirlo, un cd sin troppo omogeneo nei toni con solo Naysayer ad alzare il livello medio delle tracce.
Un qualcosa accreditabile sia in positivo che in negativo ma non replicabile in modo ridondante per non ritrovarsi una discografia come quella dei Behemoth con molte canzoni praticamente fotocopia l'una dell'altra nella struttura e nella stesura dei riff.
A perdere punti in tutto questo è il fattore catchy che si basa essenzialmente sul cantato lasciando alla chitarra ben pochi momenti dove reggere a pieno l'impalcatura. Spesso poi il refrain te lo sparano dall'inizio e viene ripreso alla fine come lo si fa nel Pop, per dire. Oggettivamente a mio modo di vedere ci stanno delle "paraculate" ma gli Architects, e qui sono gusti, sono talmente bravi e belli che se pure fanno i paraculi esce un signor cd.
Sempre più vicini alla perfezione i nostri avrebbero bisogno di un cd che sapesse prendere un terzo da ognuna delle ultime tre uscite per assemblare un cd ipoteticamente senza paragoni. La varietà di Daybreaker, l'omogeneità e la pacca di LF//LT, le parti pulite di The Here And Now. Tutti gli elementi sono sul tavolo ed è solo compito di questi impavidi Power Rangers evocare un megazord di dimensioni titaniche!
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