"Thantifaxath" are a Canadian Black Metal band and so far nothing unusual, you say ... but no! This group belongs to the same current which includes groups such as Tortorum, Erebus Enthroned and Plebeian Grandstand.
If you have followed my past reviews you'll know what I'm going to talk about, otherwise I'll just tell you: these bands are essentially bringing a wave of fresh air to the genre, experimenting and adding influences arising from different music styles and focusing in particular on the atmosphere.
The band in question, so, as mentioned earlier, doesn't just play classic Black Metal, but it combines elements related to Depressive Black Metal and Dark Ambient. The style is characterized by the classic rules that feature the genre, like blast beats, double bass outbursts, tremolo picking riffs, but also distorted and dissonant arpeggios, atmospheric sounds and sometimes you can hear flashes of synth attributable to groups as ColdWorld (regarding the DSBM's influences ).
The fact that it is absolutely an unconventional group is possible to crosscheck from the first song, where all of the features mentioned above are highlighted and the entire album, from this "The Bright White Nothing At The End Of The Tunnel" to the last "Lost Static in Between Worlds "generates the feeling of which I spoke at the beginning of the review. The last, in particular, represents the whole ideal of "Experimental Black Metal", a real mix of macabre and gruesome atmosphere combined with the rage and madness of the instrumental components. This all during the length of more than 11 minutes of song.
From the opening "symphony" to the continuation of the song that gets darker and distorted increasing theanxiety in the listener and the growing feeling of a death now approaching, around the corner, coming to a real evolution within the track itself.
The song,in fact, continuing slows down more and more, bringing such a stasis that seems to communicate the instant in which the death occurred, and then explode again into a fury unmatched, surrendering finally to the atmospheric sounds accompanied by desperate screams.
This album surprised me in a very positive way, both for the kind of music that proposed and for the atmosphere and the feelings that made me sense (the same that can trigger a good horror movie). It's highly recommended for anyone who wants to try something different from the usual and completely out of the norm. [Translated by Pietro Mugetti]
I “Thantifaxath” sono un gruppo canadese di stampo Black Metal e fin qui nulla di strano, direte voi...e invece no! Questo gruppo appartiene alla stessa corrente di cui fanno parte gruppi come Tortorum, Erebus Enthroned e Plebeian Grandstand. Se avete seguito le mie ultime recensioni saprete di cosa sto parlando, in caso contrario ve lo dirò semplicemente: si tratta di band che, essenzialmente, stanno portando un’ondata di aria fresca al genere, sperimentando e aggiungendo influenze derivanti da stili di musica differenti e puntando in particolar modo sull'atmosfera.
Il gruppo in questione, quindi, come già detto in precedenza, non si limita a suonare Black Metal classico, ma unisce ad esso elementi più riconducibili a Dark Ambient e Depressive Black Metal. Lo stile è infatti caratterizzato dai canoni classici che contraddistinguono il genere, ovvero blast beat, sfuriate di doppia cassa, riff in tremolo picking, ma anche da arpeggi dissonanti e distorti, suoni atmosferici e alle volte è possibile udire degli sprazzi di synth riconducibili a gruppi come i Coldworld (per quanto riguarda le influenze DSBM).
Il fatto che non sia assolutamente un gruppo non convenzionale è riscontrabile sin dalla prima canzone, dove si evidenziano tutti gli elementi precedentemente citati e tutto il disco, da questa “The Bright White Nothing At The End Of The Tunnel” fino all'ultima “Lost in Static Between Worlds” si genera la sensazione di cui vi ho parlato all'inizio della recensione. L’ultima, in particolare, rappresenta in tutto e per tutto l’ideale di “Black Metal Sperimentale”, un vero e proprio mix di atmosfere macabre e raccapriccianti unite alla rabbia e alla follia delle componenti strumentali. Il tutto durante la lunghezza di oltre 11 minuti di canzone. Dall'apertura “sinfonica” fino al proseguimento del brano che si fa sempre più cupo e distorto aumentando ancor di più l’ansia nell'ascoltatore e facendo crescere la sensazione di una morte ormai vicina, dietro l’angolo, arrivando ad una vera e propria evoluzione all'interno della traccia in sé. La canzone, proseguendo, infatti, rallenta sempre di più i ritmi, portando come ad una stasi che sembra comunicare l’istante in cui è avvenuta la morte, per poi esplodere nuovamente in una furia senza eguali, abbandonandosi infine, a dei suoni atmosferici accompagnati da disperate urla.
Questo disco mi ha stupito in modo molto positivo, sia per il tipo di musica proposta che per le atmosfere e le sensazioni che mi ha fatto provare (le stesse che può scatenare un buon film horror). E’ estremamente consigliato per chiunque voglia provare qualcosa di diverso dal solito e completamente fuori dalla norma.
Alessio Strano
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