Son sempre più convinto che il nome di questa band sia stato tirato giù in maniera del tutto casuale.
Mi immagino una conversazione del genere:
- "Mettiamo su una band grind?"
- "Dai ci sto! Come la chiamiamo?"
*intanto un altro di loro fa cadere una birra*
- "Vai a farti fottere e muori! Era l'unica rimasta!"
- "Che nome figo! Quando iniziamo?"
Poi però viste le notevoli doti tecniche che avevano, hanno cambiato registro trasformandola in una band technical death metal.
Ebbene dopo un full che ha convinto ben poco e un demo, rieccoli tornare con l'album che potrebbe aprirgli diverse strade per il successo, sì ma non corriamo troppo.
Al primo ascolto di "Elements Of Instability" rimasi allibito: "cioè esiste una band con tali capacità tecniche e compositive che non viene cagata da nessuno?!" - il mio primo pensiero.
Procedendo con gli ascolti, il mio giudizio estremamente alto discese pian piano sempre più.
Il loro technical death metal è il più diretto che esista, ti arriva subito in faccia, ti fa godere al momento e poi oltre a umiliarti per bene, ti lascia a bocca asciutta.
Immaginatevi il tech death iper tecnico dei Necrophagist che poi però si va a miscelare con il melodeath dei The Black Dahlia Murder e che infine esplode in virtuosissimi assoli che ricordano in modo preoccupante le due band appena citate.
I pezzi son tutti estremamente catchy, anche per orecchie poco allenate, ma è tutto questo "venire subito al sodo" che ti fa seccare subito di un cd come "Elements Of Instability".
Pare paradossale, ma la traccia che ho più apprezzato è "The Bitter, Not The Better": l'inizio con l'arpeggio dissonante, il restare flemmatico che permette la creazione di un'atmosfera diversa, l'assolo alla Michael Keene e la citazione verso la metà, che mi ricorda molto la traccia dei The Faceless: "Planetary Duality I (Hideous Revelation)" e il riff finale la rendono quella canzone che non vuole essere troppo diretta ma non per questo non arriva al punto. Peccato sia solo una traccia catalizzatrice.
Altra canzone assolutamente da citare è "Roar, Allay And After", non tanto per il pezzo in sé, ma per il suo finale molto "Nintendocore", l'ho apprezzato abbastanza perché in primis non te lo aspetteresti mai e perché in un genere come il tech death, da quasi quella ventata di aria fresca sentire certi introiti, anche se fortunatamente non viene affatto abusato.
Il successivo "Retrogression" sul riffing principale mi sa di "già sentito" in maniera esorbitante, anche se per quanto mi son sforzato di ricordare a chi assomigliasse, non ci son riuscito: sto impazzendo, aiutatemi vi prego.
Andando avanti si sentono riff sempre più tecnici e terribilmente sempre più somiglianti alle band di prima.
Arrivati alla title track, posta in ultima posiziona sulla track list, a parte il riff figo ad aprire e chiudere, quello fin qui detto non varia di una virgola neanche qui.
Può sembrare impressionante come un disco del genere venga bocciato, ma se lo spulcerete da cima a fondo come il sottoscritto, capirete che è stato scritto utilizzando un processo di song-writing estremamente pacchiano e plagiatore.
Per cui il punto dove non funziona questo cd qual è?
Semplice, sulla scarsissima originalità dimostrata, che seppur viene a tratti disintegrata dalla tecnica del quintetto tedesco, non basta per fargli aggiudicare una posizione in classifica tra i migliori lavori tech death dell'anno.
Marco Gattini
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