Progressive Chic: Between the Buried and Me - Coma Ecliptic

                                      

Genialmente incoerenti, è questa l’ unica definizione che mi viene per parlare dei Between the Buried and Me. Sicuramente si tratta di un gruppo che crea spesso pareri divergenti, da chi li apprezza ma “non riesce a ricevere nulla”, a chi non riesce a sopportarli a chi li ama alla follia. L’ unica cosa certa è che il talento dei ragazzi del North Carolina è fuori discussione. Sono riusciti a scrivere una pagina importantissima della musica estrema più progressive, con dischi assolutamente sopra la norma e di ispirazione gigantesca. Parlo di “The Great Misdirect”, ma anche di “Colors”, “Alaska” eccetera. Cercherò di essere il più imparziale possibile in questa recensione, anche se probabilmente per parlare di questo gruppo, come ho detto prima, è assolutamente difficile e/o quasi impossibile. Detto ciò, il primo album dei ragazzi con l’ attuale formazione è “Alaska”, il loro terzo. Hanno tenuto in sospeso migliaia di ascoltatori con l’ ultimo lavoro, “Parallax II: Future Sequence”, uscito nel 2012, che è forse il più complicato da digerire. Vuoi per la lunghezza non indifferente dei brani, vuoi per la ricercatezza degli arrangiamenti o per le lyrics non proprio immediate. Di conseguenza c’è chi si aspettava un album un po’ più facile da comprendere o chi si aspettava un approdo a lidi ancora più avanguardistici: bene, il nuovo album “Coma Ecliptic” sta esattamente nel mezzo. Si inizia già notando la durata delle canzoni, che è sicuramente sotto la media degli americani (la canzone più lunga dura 9.54!!!!!). I singoli non facevano esattamente ben sperare, erano molto strani rispetto allo stile del gruppo, molto più proggy oriented, ma dopotutto il vocalist Tommy Rogers aveva già anticipato sia il concept dell’ album e sia che si trattava di una “rock opera”. Di conseguenza non aveva molto senso giudicare i pezzi singoli, ma più che altro bisognava ascoltare il disco intero per capirli. Detto fatto: all’ interno dell’ album quei pezzi acquistano un senso non indifferente, e suonano molto meglio nel complesso che singolarmente.
Parliamo del disco. Innanzitutto è molto, molto, molto, molto diverso dall’ ultimo Parallax II, così come da tutte le loro uscite. Le influenze sono molteplici e forse sono anche un po’ più “mainstream”. Si sentono gli Opeth, Steven Wilson (sentire “Node” per capire di cosa sto parlando), e sia il prog più vintage che quello dei colossi Dream Theater. Ma anche i Queen, e moltissimi altri gruppi. Tutti, però, amalgamati eccellentemente con il loro stile personale. Non aspettatevi, quindi, un disco cattivo alla “Alaska”. Le voci pulite e le soluzioni melodiche sono prevalenti, così come i synth, ma sono anche presenti le parti più distorte e pesanti (Famine Wolf, King Redeem – Queen Serene). Si tratta di un disco in grado di sorprendere al primo ascolto, che comunque è in grado di crescere esponenzialmente durante il tempo. Contiene, secondo il sottoscritto, alcuni tra i pezzi meglio scritti e arrangiati della band. Parlo di Famine Wolf, King Redeem – Queen Serene, ma anche The Ectopic Stroll.
Forse a volte la tecnica è sfoggiata un po’ troppo, specialmente, dai chitarristi, ma ci si accorge man mano che è tutto messo a disposizione della musica e della musicalità del prodotto finale. Non è, infatti, un album da apprezzare ascoltando pezzi singoli, ogni canzone racconta una storia diversa, un passo diverso del concept del coma nel coma nel coma. Mi spiego meglio, il disco racconta di un ragazzo che si trova in uno stato comatoso per scelta, in quanto non soddisfatto della vita che vive. Di conseguenza prova a fare esperienza di altre sue vite passate, cercando quella in cui trovarsi meglio. Alla fine il ragazzo si rende conto di aver passato tutta la sua vita in coma e di non aver mai provato esperienze vere e proprie. Sicuramente il tema trattato è originale, e certamente molto cupo. Cupezza che comunque si riflette e amplifica sulla musica proposta.
Detto ciò, ho voluto aspettare parecchio per poter decidere un mio disco dell’ anno. In realtà aspettavo proprio loro, visto che non sono mai stati in grado di deludermi. Sicuramente questo “Coma Ecliptic” non è né il loro miglior disco, né il loro peggior disco. È semplicemente diverso da ogni loro lavoro passato, così come ogni loro album è differente uno dall’ altro. Non si possono, insomma, catalogare capolavori. Non si può dire “questo capolavoro è migliore dell’ altro”. Perché sì, come per ogni loro album con l’ attuale formazione, si tratta di un capolavoro. Certezza, come al solito.


SENTENCE: TRA LA MALATTIA MENTALE E IL PROG

Tracklist:
01. Node
02. The Coma Machine
03. Dim Ignition
04. Famine Wolf
05. King Redeem / Queen Serene
06. Turn on the Darkness
07. The Ectopic Stroll
08. Rapid Calm
09. Memory Palace
10.
Option Oblivion
11. Life in Velvet



Recensore: Sebastiano Liso
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About Sebastiano Liso

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