CHE DISCO SIGNORI! CHE DISCO!
I Tesseract non osano smentirsi, e dopo il ritorno di Dan Tompkins alla voce (Il cantante di “One”, per gli eretici) sfornano un disco di una classe e di una maturità superba, di nuovo.
Il full-length è evidentemente costruito sulla voce di Dan, che ha un range davvero da brividi. Ascoltandolo ci si rende conto che gli inglesi danno una lezione a degli australiani a caso su come basare un disco su un cantante, e lo fanno alla grande. Melodie spettacolari, groove come sempre al top e la prova di ogni musicista valorizzata e non invadente.
Bene, dopo questa introduzione parliamo più dettagliatamente del disco: chi si aspetta un ritorno alle sonorità di “One” a causa del ritorno di Tompkins sarà decisamente smentito. Questo “Polaris” è il perfetto successore di “Altered State”. Sonorità più calme, melodiche e atmosferiche che vanno a sposarsi benissimo con Dan, anche grazie al percorso musicale dello stesso, certamente molto vario.
Come per Altered State, lo scream è praticamente inesistente. Ce n’è un esempio in “Cages” e basta (l’ outro), il resto è voce pulita. Allora: il disco di apre con "Dystopia" che è tra i brani più “movimentati” del platter, insieme ad "Utopia" e "Cages". Il resto dei brani rimane su uno stile più atmosferico e melodico, senza assolutamente minarne la qualità, anzi. Probabilmente "Hexes", con Martin Grech , è tra i loro pezzi più belli in assoluto. Ha davvero tutto, tra cui un fraseggio vocale ripetuto che è davvero da brividi (It isn’t a secret this mind's shrouded in history, it isn’t a secret this mind spirals in misery, it isn’t a secret this mind shatters a mystery, it isn’t a secret I find terror in memory).
Bellissima anche l’ ultima “Seven Names”, spettacolare il ritornello e il bridge successivo. In più, la prova migliore di Dan Tompkins è in “Tourniquet”. Dopo averla ascoltata provate a dire che non si tratta di uno dei cantanti prog migliori in circolazione. Si sentono le sue esperienze multiple e la varietà del suo stile di canto, davvero eccelso per un disco come questo. Magari l’ unica pecca del full-length è la bassa presenza di parti un po’ più violente, ma è una cosa estremamente soggettiva e, a parere del sottoscritto, irrisoria. Sta di fatto che non si tratta di un lavoro immediato, per apprezzarlo al massimo bisogna ascoltarlo molte volte e carpire ogni dettaglio inserito, ma una volta fatto ve ne innamorerete. Si tratta, probabilmente, del disco più maturo in assoluto dei Tesseract. Niente da togliere ai primi due, che strumentalmente sono davvero allucinanti, ma un po’ acerbi. Questo “Polaris” è la perfetta sintesi dell' esperienza degli inglesi, che decidono di far uscire il platter giusto al momento giusto: siamo circondati da band che non hanno mai avuto personalità a band che decidono di perdere personalità (qualcuno ha detto Veil of Maya?) e sono davvero pochissime le band di questo nuovo filone a salvarsi. Bene, i Tesseract sono i primi. Sono e saranno una garanzia di qualità e classe. Chiunque vi venga a dire che il prog è solo e unicamente quello degli anni ’70 evidentemente non li conosce. Fategli ascoltare sto disco.
Sentenza:
COSI’ SI COSTRUISCE UN DISCO SU UN CANTANTE
Track List:
1. Dystopia
2. Hexes
3. Survival
4. Tourniquet
5. Utopia
6. Phoenix
7. Messenger
8. Cages
9. Seven Names
Track List:
1. Dystopia
2. Hexes
3. Survival
4. Tourniquet
5. Utopia
6. Phoenix
7. Messenger
8. Cages
9. Seven Names
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