Recensire un cd grindcore partendo dal mero ascolto dei brani su bandcamp è qualcosa di moralmente sbagliato, l'efficacia di certi cd si misura sul numero di lividi provocati in sede live. Questa recensione è solamente esplicativa dell'analisi tecnico-tattica della musica e quindi risulterà pesare sui marroni ai più.
E' confidenziale l'informazione che io non ascolti molto grindcore eccetto i nomi più noti ma la presenza dei Septycalgorghiani (?) Marco e Mariano mi ha non poco incuriosito. Se immaginate il Grind come il genere di chi è incapace a suonare e mette su un gruppo giusti per grugnire su un microfono, beh, non è che avete tutti i torti. E' uno stereotipo spesso fondato, molto del materiale underground è registrato con il soundmaster della chicco e presenta lacune tecniche in ogni strumento.
Quello degli Ape Unit è un caso raro, a differenza di un normale gruppo Grind sanno suonare gli strumenti, il cantante sa cantare, le registrazioni sono accurate, i suoni sono scintillanti. Troviamo inoltre una certa accuratezza tecnica in certi passaggi più rocamboleschi che li fa distinguere dalla marmaglia informe di gruppi mono-nota-solo-blast del genere. Rovesciamenti di fronte ogni secondo nemmeno fossimo nelle partite dei pulcini dove i bambini scalciano la palla da una parte all'altra del campo, le canzoni stoppano e ripartono con adrenalina e furore, con tanto di sgommata sulle palle quando la batteria mette la quarta. Unica nota dolente, forse, la mancanza di coraggio nel voler mettere qualche rallentamento più massiccio e sludge che male non avrebbe fatto, ma alla fine parliamo di Grind e regole generali non esistono.
La sassaiola fortunatamente è breve, anche perchè si incorrerebbe in una inopportuna ripetitività, ma l'impressione che lascia è estremamente positiva con attimi in cui si è tentati di fare headbang. In totale asincronia con il genere che assieme al brutal ha la fama di essere il meno dinamico del pianeta questo "Turd" si rivela un ballerino di danza moderna con ancheggiamenti degni dei Napalm Death più caotici o dell'Herbert Ballerina più ubriaco.
La filosofia scelta dal gruppo di Cuneo è quella "prima di spezzo le gambe poi vediamo se mi neghi un favore" con una scarica di canzoni brevi e letali che ti lasciano un sorriso ebete in volto. Quel sorriso ebete perdura negli ascolti mano a mano che ti concentri e ti rendi conto di quello che stai ascoltando, se ascolti passivi potrebbero far affiorare il lato più animalesco, ascolti più attenti faranno emergere lo sforzo sovrumano del songwriting per rendere questi brani il meno prevedibili ma più diretti possibili. Più o meno come essere accoltellati ripetutamente alla schiena, solo quando razionalizzi dopo il primo dolore lancinante, e capisci quello sta accadendo, ti rendi conto che è finita.
Vi lascio con questa immaginare rincuorante, un abbraccio, Adam 'Kamadonna.
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