Quello dei Phobonoid è un progetto solista nato dalla mente di un certo Phobos (riferimenti più o meno voluti ai Voivod non se siano spontanei o casuali) che vede la luce l'anno scorso con questo "Orbita".
Quanto espresso in questo cd è possibile circoscriverlo con "cose". In questo cd succedono cose, avete una batteria scritta con un qualche plug-in che fa da base a cose in successione, momenti di vuoto, black metal pura atmosfera, droneggianti cavalcate di effetti vari. Quanto proposto non ha forma, è solo un continuo divenire, non si cristallizza mai in qualcosa di solido e tangibile, rimane tutto estremamente fumoso ed inafferrabile.
C'è fumo ma c'è anche arrosto perchè se pure il concetto di canzone a volte è un po' vago, si tratta più che altro di uno schema che produce dei suoni e delle sensazioni, la distinzione in brani è solamente un modo friendly per esporre la musica e cerca tramite i nomi di essi di catturare l'attenzione ed un immaginario.
A volte sembra di stare nella gola di Darth Vader, altre volte ti pare di essere risucchiato dall'aspirapolvere/morte nera di Balle Spaziali, altre volte c'è una fine ma è solo un'altro inizio. Il cantato rimane un qualcosa di secondario che come una terza chitarra produce altri rumori, il mix complessivo però riesce a dare la giusta importanza a tutti gli strumenti, tra effetti, synth e quanto entra, la voce, si riesce non solo a distinguere ma anche ad essere immersi in questo tantrum sonoro.
Il pericolo più grande di questi album più atmosferici è spesso il fatto che risultano un continuo ronzio, note ogni seimila anni, parti di batteria messe a casaccio ed effetti per riempire il vuoto compositivo. In questo caso a me pare ci sia stata una vera e propria fase di songwriting, che questo Phobos non abbia dato per buono le prime cose ha scritto ma ha saputo lavorarci e ricamarci sopra qualcosa per poi esporlo al mondo. Sfido chiunque a non piangere nella finale "Deimos"
Ora, per quanto mi riguarda, questo cd è altamente consigliato a prescindere visto che a me di solito il black metal fa schifo, il doom mi annoia, il drone non lo riesco a sopportare, eppure questo album lo riascolto volentieri. Sarà perchè le tracce non durano quindici minuti, sarà perchè non c'è un sovraffollamento di strumenti e robe inutili come 20 tipi di Fuzz, 14 delay contemporaneamente o altre menate. Le chitarre si dividono spesso tra un semplice clean ed una distorsione il cui suono ovattato ed occluso riesce ad esprimere il meglio da ogni accordo. Nelle sezioni più black dove la batteria mena l'aiuto dei Synth è essenziale, più linee di chitarra cercano di fare un corpo e poi questo viene rinforzato da utili quanto provvidenziali strumenti.
Un plauso a forse uno dei pochi gruppi drone che ha un songwriting e di questi tempi vedere progetti solista, per di più, che non pubblicano ogni cosa per l'amore dell'attenzione è un vero piacere. Colonnello Nunziatella, ci porti alla velocità smodata.
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