Sono praticamente saltato dalla sedia quando, a settembre,
ho letto l’ annuncio dell’ uscita di “Trascendental”, uno split tra i Mono e i
The Ocean, due delle formazioni post più importanti e ispirate del globo. In
realtà ero anche eccitatissimo all’ idea di vederli live a fine Ottobre, e l’
uscita del disco mi aveva dato un’ altra motivazione in più per esserlo. I
gruppi, tuttavia, sono abbastanza diversi, e la curiosità di sentire il lavoro
in studio e poi live era altissima. Bene, dopo essermi gustato i due pezzi (uno
per parte) in entrambe le sedi, mi approccio a questa recensione (non facile,
per niente). Si tratta di brani dalla durata non indifferente, uno 11 minuti
(quello dei Mono) e l’ altro 12 minuti e 43 secondi (quello dei The Ocean). Ma
non ci si deve sorprendere, è praticamente la prassi per due gruppi così avere
pezzi piuttosto lunghi. Il primo è quello dei giapponesi, dal nome “Death in
Reverse”. Si tratta di un brano post-rock estremamente emotivo, come ogni loro
composizione, che tuttavia a volte tende a ripetersi un po’ troppo, nonostante
la classe e l’ eleganza non manchino. Forse sarebbe dovuto durare un pochino
meno, anche perché in studio magari tende a stancare. Live, invece, è
estremamente coinvolgente, vuoi per i suoni perfetti del gruppo, vuoi perché l’
atmosfera al chiuso tende ad amplificare il carico emotivo del pezzo, ma c’è
poco da fare. Praticamente dal primo minuto alla metà è un crescendo continuo,
che esplode nell’ inizio della seconda metà del pezzo, dove poco dopo, pian
piano ci si ritrova praticamente in Giappone con ritmi molto più ragionati e
calmi, che ci portano direttamente alla conclusione del brano.
I The Ocean, invece, vengono da un disco capolavoro di nome “Pelagial”, e quindi l’aspettativa nei loro confronti era parecchio alta. Il pezzo dei tedeschi si chiama “The Quiet Observer”, ed è il solito mix perfettamente riuscito di post-rock, atmospheric sludge e progressive. L’ inizio con gli archi a dinamiche basse è spettacolare, e Loic Rossetti si conferma il solito cantante versatilissimo e preciso. Verso il terzo minuto il brano inizia ad esplodere e le melodie orientaleggianti ne fanno da padrone, insieme ai ritmi quasi tribali portati avanti dal batterista Paul Seidel. Il ritornello e il bridge sono tra i migliori scritti dai tedeschi, e il bridge ipnotico si ripete spesso e volentieri nel pezzo, quasi come un rito. A volte, però, tende a stancare anche quello, nonostante sia spesso e volentieri spezzato da melodie struggenti come quelle intorno al sesto minuto, in cui violoncello e piano, insieme alla voce, descrivono alcuni dei momenti migliori della loro discografia, poco prima della ripresa del rito e di un solo perfettamente riuscito. Siamo praticamente alla conclusione del pezzo, accompagnati dal ritornello (forse evitabile la ripetizione) e dal refrain di Loic Rossetti accanto prima al violoncello e poi ad una ritmica asfisiante.
Live il pezzo raggiunge apici emotivi da vertigini, sia per la loro precisione, sia per la presenza della violoncellista, sia per i suoni che servono esattamente a trasmettere ciò che i tedeschi intendono per post-metal.
In conclusione, il lavoro è ottimo, ma per un voto generale bisogna fare la media, purtroppo, tra i due brani analizzati. Di conseguenza, 3 per i Mono e 4 per i The Ocean.
I The Ocean, invece, vengono da un disco capolavoro di nome “Pelagial”, e quindi l’aspettativa nei loro confronti era parecchio alta. Il pezzo dei tedeschi si chiama “The Quiet Observer”, ed è il solito mix perfettamente riuscito di post-rock, atmospheric sludge e progressive. L’ inizio con gli archi a dinamiche basse è spettacolare, e Loic Rossetti si conferma il solito cantante versatilissimo e preciso. Verso il terzo minuto il brano inizia ad esplodere e le melodie orientaleggianti ne fanno da padrone, insieme ai ritmi quasi tribali portati avanti dal batterista Paul Seidel. Il ritornello e il bridge sono tra i migliori scritti dai tedeschi, e il bridge ipnotico si ripete spesso e volentieri nel pezzo, quasi come un rito. A volte, però, tende a stancare anche quello, nonostante sia spesso e volentieri spezzato da melodie struggenti come quelle intorno al sesto minuto, in cui violoncello e piano, insieme alla voce, descrivono alcuni dei momenti migliori della loro discografia, poco prima della ripresa del rito e di un solo perfettamente riuscito. Siamo praticamente alla conclusione del pezzo, accompagnati dal ritornello (forse evitabile la ripetizione) e dal refrain di Loic Rossetti accanto prima al violoncello e poi ad una ritmica asfisiante.
Live il pezzo raggiunge apici emotivi da vertigini, sia per la loro precisione, sia per la presenza della violoncellista, sia per i suoni che servono esattamente a trasmettere ciò che i tedeschi intendono per post-metal.
In conclusione, il lavoro è ottimo, ma per un voto generale bisogna fare la media, purtroppo, tra i due brani analizzati. Di conseguenza, 3 per i Mono e 4 per i The Ocean.
Menzione a parte merita la copertina, di una classe ed eleganza unica, ad opera di Florian Bertmer.
Tracklist:
1- Death in Reverse
2- The Quiet Observer
Sentenza: SECONDA GUERRA MONDIALE
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