Tra le poche band ad avere ancora la licenza di tirare fuori album tech death decenti gli americani mezzi messicani sotto il nome "Arkaik" tornano a 3 anni di distanza con nuovo capitolo discografico. Il tempo era giunto, le aspettative mature, diciamo che Metamorphblablabla era veramente un bel cd ma forse estremamente prolisso in qualche canzone, niente a che vedere con Reflections with Dissonance, capolavoro da mille ed una notte, se ancora vi manca nella libreria correte a porre rimedio e poi ascoltato tutto il resto. Perchè essenzialmente anche questo Lucid Dawn, si, aggiunge qualche orchestrazione, aggiunge qualche passaggio più ragionato ma il groove, mannaggia il creatore, quel cazzo di groove che c'era nel Reflections pare lo abbiano perso.
Quando una band si perde nelle sue manie di composizione per tirare fuori per forza roba tecnica può essere la via verso il declino, poi metteteci la perdita del co-fondatore e compositore Craig peters, ed i miei dubbi riguardo Lucid Dawn sembrano più che legittimi. Il bassista Ivan Manguia è l'ultimo compositore rimasto alla band che io sappia visto che il cantante è l'unico membro fondatore rimasto nella band.Quando perdi i tasselli del tuo song-writing capita però che campi di rendita da quanto imparato in precedenza e questo è quello che avviene. Lucid Dawn è quattro se non sessantacinque spanne sopra i cd Tech Death delle band underground, il loro ruolo è più che meritato, i loro tour altrettanto. Il nuovo Greg Paulsen è davvero una macchinetta e le soliste create hanno un ottimo gusto, quello che manca nel quadro generale sono ritornelli e riff che ti catturano che non siano un paio di melodie sparse ma veri e propri schiacciasassi che ti portano a fare headbang.La title track, Fleshwalkers e That Which Lies Hidden sono gli episodi che maggiormente hanno colpito il mio cuore oramai duro come la pietra verso un genere che ha esaurito le cose da dire dopo Cosmogenesis (beh, sto scrivendo l'articolo a due giorni dal lancio del nuovo singolo/album degli Obscura stessi, quindi questa frase potrebbe perdere di senso).
Cosa mi aspetto? Nulla più che questo da una band come gli Arkaik, se volete sentirvi cd Technical Death Metal che spacchino il culo alle anatre potete contare su questi ragazzi, sembrano veramente gli stessi di 5-6 anni fa, personalmente come gusti preferisco i loro cd più acerbi ma "diretti" ma non posso dire che questo lavoro manchi di qualità. La produzione dell'album è assolutamente ineccepibile, calibratissima, omogenea, potente, un vero piacere. Mi auguro qualche sterzata più decisa verso l'uso massiccio di orchestrazioni per arricchire ritornelli o ricciolini ma si sa, quando incominci a sperimentare troppo perdi un po' di pubblico, non sempre a favore di uno nuovo...ecco.In questo senso gli Arkaik si stanno muovendo verso la giusta direzione, aprirsi a nuove influenze, aprirsi a nuove soluzione potrebbe levare quella patina di "previdibilità" di cui molti gruppi sono ricoperti. Il piacere di andare a sentire un album e non sapere cosa aspettarsi si è perso da tempo a parte eccezioni rarissime (Opeth, Gojira e pochi altri) e questo è uno dei rammarichi più grandi nell'era del metal contemporaneo. Ci vuole coraggio ed abilità, credo negli Arkaik, credo veramente a questo come un cd di passaggio verso una nuova era per la band.
SENTENZA: Piri Piri non a vuoto
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