Recensione: Sumac - The Deal "L'ISIS è grande!"


Aaron Turner è praticamente uno degli dei del pantheon del Post-Metal. Ogni sua creatura negli ultimi anni nasce come supergruppo e si sviluppa quasi unicamente per fare cd catafrattissimi, ermetici ed inascoltabili.
I Sumac sono probabilmente la band più estrema che abbia mai creato dopo gli Isis. Comunque, The Deal suona come un gigantesco mammifero che sta per morire, fatica a respirare, i passi sono scoordinati e pesanti, senti tutta la fatica e la pesantezza delle ritmica e delle note che travolgono spiattata dopo spiattata. La vera sorpresa della release è quindi il batterista dei Baptist che riesce, staccandosi completamente dalla mentalità Hardcore, a creare pattern funzionali, introversi ma comunque con un discreto groove, si può inoltre asserire che molte delle rullate e dei fill sembrano improvvisati ma non credo sia una cosa da considerarsi "difetto".
In diverse parti troviamo molto frastuono "per niente" ma serve solo a passare da un riff macigno ad un'altro riff macigno, Hollow King per l'appunto si presenta come l'alternarsi degli stili in modo sequenziale tra bordate laceranti e stacchi ipnotici. Blight’s End Angel invece ha un incedere più legato allo Stoner legnoso e cancerogeno ed il riffing percuote costantemente su accenti scanditi come l'ave maria dalla batteria.
Come quando ti svegliano di soprassalto i Sumac rilegano i loro brani spesso senza una vera cornice melodica tale che tutto il lavoro possa sembrare una canzone che fila via unita. La durata è del tutto adeguata (poco sopra i 50 minuti) per averne abbastanza ma proporzionata per poter riprendere fiato e riascoltare il tutto.
Insomma, il classico ascolto impegnativo che solo dopo diversi giri della giostra mostra i suoi frutti, se macinate Neurosis, Isis e Yob queste sonorità fanno decisamente per voi.



Recensore: Edooardo Del Principe

SENTENZA: L'ISIS è alle porte....



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