Breakdown City: Bleed Someone Dry - Post Mortem | Veritas


Mannaggia al creatore i font Goth di Netlog.

Our Martyrdom è stato scelto come singolo di debutto e di feat. con il cantante dei TAIM (tra l'altro per trovare dove canta dovete fare una caccia al tesoro) e dopo aver sentito il riff iniziale tutto bislacco e sbilenco con quelle melodie fastidiose quanto indelebili avevo pensato di trovarmi davanti l'ennesimo cd Deathcore italiano con tanti zeri senza capo ne coda.
Qui assistiamo ad un masterpiece del genere, un album con 300 capi e 34938 code.
Il cd apre con The Violent Awekening che insieme la quasi-finale Cycle Of Decay è l'unica canzone buona dell'intero album. Innanzitutto avventurarsi in 12 tracce è una cosa impervia per una band giovane dato che rischi di ripetere le formule di brano in brano ma fortunatamente non è quello che accade, accade forse qualcosa di peggiore. I brani sono spesso spaesati e ricchi di suite e stacchetti più "math" che tolgono tutto l'adrenalina che cercano di mettere i riff più dritti, tutto questo stortume è assolutamente SUPERFLUO. Inessenziale ed anzi dannoso,molti brani non riescono a concludere mai niente, non ti rimane molto nonostante gli ascolti perchè ci sono così tanti ricciolini inutili, controtempi e tempi dispari che rimani stordito. La maggior parte dei brani ha qualche trovata melodica valida ma essa risulta un puntino nero in un foglio bianco.

Bastava provare a rendere i brani più semplici nelle strutture, va benissimo voler tenere riff come quelli di Damnetur o Devil in Me con tutte quelle dissonanze (che due coglioni ste dissonanze, oramai da particolarità sono diventate un clichè) ma che siano almeno inquadrati in uno schema ben preciso e che non si spezzino solo perchè "tocca fare 54 riff a canzone se no non siamo abbastanza core".
In questo cd la tecnica è del tutto superflua e lo dimostra il gusto della traccia d'apertura che con pochi giri e delle melodie chiare e ripetute riesce a stamparsi in testa e decollare subito.
Ogni qual volta stai per scapocciare od imparare un riff questo Post Mortem | Veritas (mannaggià il gesù cristo che sega i nomi latini delle band metal italiane, basta, hanno rotto il cazzo da 15 anni) ti mette davanti altri 3 passaggi totalmente randomici dei quali non avevi bisogno. Fa incazzare a bestia perchè è stato tutto fatto volutamente, questo enorme casino ed incasinamento, se i brani fossero stati arrangiati a mo di "Black Album" per risultare di più facile presa con le idee che ci sono qua dentro ne usciva fuori qualcosa di superlativo. Invece bisogna ancora sentire quelle menate in controtempo tipo su The Sacrifice,

Nota di merito per l'ultima traccia, il Sax-core è una di quelle cose che vorrei sentire più spesso.

In conclusione: quest'album vorrebbe dire un sacco di cose e raccontarle per bene, ne risulta però un quaderno pieno di appunti di quattro materie diversi sparsi e mischiati. Non c'è goduria nell'ascoltare questo cd se non voler male a se stessi nel cercare di comprendere che senso ha l'ennesima disonnanza in controtempo nel breakdown numero seicentonovantatremila.


SENTENZA: Meno colpi di tacco e più passaggi filtranti


Recensore: Edoardo Del Principe

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