Staccandosi in maniera definitiva dalle sonorità metal Neige torna con la sua creatura chiamata Alcest, proponendoci "Shelter", suo quarto album di studio.Abbracciando sonorità post rock e quasi pop con tracce colme di atmosfera Neige esclude del tutto anche lo scream che aveva usato negli album precedenti, confezionando un lavoro che preme sull'emotività,s ulle sensazioni e su melodie eteree e sognanti.Un cambio netto anche se prevedibile che ha fatto immancabilmente discutere fans e critica.Alcuni lo definiscono troppo melenso e scialbo,alcuni come il suo miglior album, ma con un giudizio complessivo dalla parte della critica che tende più al negativo.Per quanto mi riguarda "Shelter" è un album emozionale che va ascoltato senza alcun pregiudizio e sapendo soprattutto di non stare ad ascoltare un album metal.
"Opale",prima traccia scelta come singolo,mi è piaciuta immediatamente e sicuramente sarà una canzone che porterò nella mia testa per un bel po di tempo e rappresenta appieno il contenuto di questo album.Visivamente,anche il video di "Opale" rispecchia perfettamente il contenuto di "Shelter":colori e luminosità sono la chiave centrale del disco,anche se non mancano momenti più introspettivi e cupi.
Nonostante tutte le sensazioni positive che "Shelter" mi ha trasmesso questo album non è di certo un capolavoro.Rimane tuttavia un'ottimo rifugio(shelter appunto) in cui ci si potrebbe distaccare da tutto e da tutti, ascoltando qualcosa di diverso e che descrive la transizione musicale di un grande artista. Ovviamente sarò uno dei pochi a cui è garbato "Shelter" ma ne vado fiero: Neige mi ha regalato emozioni e non posso che esserne riconoscente.
[Francesco Tinella]
7
Avrei voluto evitare di dire determinate parole. I For Today
avevano assestato il colpo da 90 con Immortal e bastava non cadere nel tranello
del “facciamo l’album uguale a quello prima” per prendere bordate di rispetto.
La band metalcore cristiana se ne strafrega e ci propone un clone leggermente
meno riuscito di Immortal. Inizialmente propone 4 tracce bellissime e
riuscitissime, col proseguire della tracklist assistiamo però ad un calo
verticale ed a fenomeni di auto plagio.
Peccato veramente perché il concept e le liriche sono da lacrime ed il cd
inizia in maniera perfetta. Il singolo/Title track nonostante sia una mezza
copia di Foundation è capace di farti venire i brividi e l’ottimo video
accostato ad esso non fa altro che far aumentare i miei pollici in alto per
questa band. Purtroppo è un cd di assestamento, fatto uscire giusto per quei
2-3 singoli e tornare live più forti di prima con una setlist da cantare tutta
d’un fiato.
In questo senso il lavoro è riuscito benissimo, tanti
muscoli ma poco testa. Un bellimbusto con poco cervello, così è riassumibile
“Fight The Silence”.
[Edoardo Del Principe]
6.5
Ben undici tracce all'insegna dello slam più ripugnante e sudicio, anche se nonostante ciò il disco risulta essere molto più "pulito" e comprensibile di altri lavori del medesimo genere Infatti mi è riuscito a catturare subito dopo il primo ascolto grazie a riff che non vogliono mostrare nessuna tecnica particolare ma solo stuprarti il cervello a morsi. Non mancano le classiche intro, i dialoghi e le parti che sostanzialmente non c'entrano nulla con la musica; anche se devo dire che l'ho trovate meno fastidiose del solito e come non mai , in questo album, mi son servite per svegliarmi e rendermi conto che non mi sto trovando in un mattatoio.
33 minuti circa, che non vogliono chiedere troppo all'ascoltare e che non vogliono soprattutto eccedere. Lo slam in questo caso ti prende senza troppi fronzoli e il quartetto si dimostra molto abile anche nei cambi di tempo che sono l'essenza di questo genere se fatti nel modo giusto. Riguardo la voce non ho assolutamente nulla da ridire, ed in questi casi è un bene dato che se la voce comincia a girare per il verso sbagliato il cd perde almeno il 50% di potenziale. La cosa che più mi sorprende però è questa produzione molto meno fangosa di album simili, ed è proprio questa la cosa che lo rende davvero molto piacevole da ascoltare; il quartetto peruviano è riuscito a donare al tutto un sound più death che slam e questo è il risultato. La batteria invece resta sempre ben salda senza commettere accelerazioni o blast di troppo che farebbero perdere una bella fetta di approvazione da parte della critica. Amanti delle sonorità granitiche e spigolose, ma non per questo senza classe: avete trovato pane per i vostri denti.
[Marco Gattini]
7
Taste Hematic Chains - Amigdala
Taste Hematic Chains - Amigdala
Dopo l'ep "Communications From Elsewhere" del 2011 i bergamaschi Taste Hematic Chains tornano con il loro primo full autoprodotto "Amigdala". Questo che il quintetto Nostrano ci propone è un deathcore molto melodico quasi da sembrare a tratti metalcore misto a melodic death metal. Proposta che mi ha intrigato non poco dato che scoprire band italiane proporre questo miscuglio di generi estremi non è da tutti i giorni. Anche se c'è da dire che molto di quello che si può sentire in questo "Amigdala" non risulta del tutto originale; infatti riff alla August Burns Red e The Black Dahlia Murder, breakdown di scuola Carnifex e Pig Squeal alla Job For A Cowboy, ci faranno storcere un po' il naso, dato che se ci aspettavamo qualcosa di innovativo dobbiamo rassegnarci fin da subito.
Anche se le band a cui il quintetto si ispira non sono certo le ultime arrivate, questo però non significa che il lavoro dei bergamaschi sia da buttare, tutt'altro. L'ascolto risulta essere molto piacevole e se amate le band prima citate non potete che concedergli questa mezz'oretta. Non trascurabili le doti tecniche dei componenti; Riky e Mauricio alle chitarre non concedono attimi di tregua e difficilmente eseguiranno partiture non catchy, Davide alla voce alterna scream e growl in maniera molto accurata, aggiungendo qualche qualche pig squeal dove occorre, servendosi però di clean vocals, che a mio modesto parere stonano, ma fortunatamente non sono molto frequenti.
Comunque passando ai giudizi finali, devo dire che il disco non è affatto male: pecche minimali rispetto ai punti forti dove i Nostrani devono puntare per il futuro. Speriamo più che altro di vederli firmare presto per qualche label, in modo che escano dal guscio in cui si trovano ora.
[Marco Gattini]
7
Blogger Comment