Il pregio della Finlandia è di non smentirsi mai. La scena Death Metal finlandese benché apparentata a quella svedese sin dai suoi albori si è sempre differenziata da quest'ultima per l'eccessiva cupezza probabilmente in parte proveniente dai demo dei Paradise Lost (congettura mia, insultatemi se vi va) e quindi in generale dal Death Metal inglese (se non vi suona in testa il nome Bolt Thrower non sapete neanche cosa sia il Death Metal). I Lie in Ruins nascono sebbene sotto il monicker di Dissected proprio nel momento in cui la fiorente scena fiorente scena finlandese sta quasi per dare il canto del cigno, nel 1993, anno in cui molti dei gruppi fondatori della scena erano già sciolti e altri stavano per cambiare drasticamente il sound verso nuove forme di musica più "sperimentali". I Dissected no, loro erano del vecchio stampo, ma complice lo Zeitgeist il gruppo si scioglie dopo poco. Dopo quasi un decennio la band però decide di rimettersi in carreggiata: stessi componenti, ma un nuovo nome, Lie In Ruins, simbolico forse della fine prematura del primo progetto. Tuttavia gli spettri tra le rovine non sono affatto amichevoli e il debutto dei Lie In Ruins, Swallowed By The Void, nel 2009 riporta alla luce quel gelo apocalittico che gli albori della Finlandia avevano saputo darci.
Oggi nel 2014 dopo cinque lunghi anni di riflessione arriva il successore di Swallowed By The Void, Towards Divine Death. Nonostante la proposta musicale sia sostanzialmente invariata con un gelido Death di pura scuola finlandese, si ha un grande grandissimo miglioramento nella produzione che rende il suono complessivo del gruppo assai più massiccio e nero (sinestesia), soprattutto per l'assoluta asciuttezza delle chitarre senza che siano piatte e la grande enfasi data all'ottimo growling cavernoso/cavernico di Roni (guarda un po' chi si vede: il cantante dei Desolate Shrine!). De facto la resa sonora era proprio ciò che lasciava più insoddisfatti di Swallowed By The Void nonostante fosse un'opera decisamente di pregio, difetto totalmente rimediato in Towards Divine Death. Da un punto di vista del songwriting si nota come in Towards Divine Death le composizioni siano diventate più lunghe e quindi per certi versi complessi, ma l'assenza del riffing ipnotico tipico di Abhorrence/Amorphis rende i brani più diretti e paradossalmente meno cervellotici. Numerosi gli sconfinamenti nel Doom, ma gli amanti della velocità non possono recriminare visto l'alto numero di acellerazioni della band ben sostenute dai tremoli delle chitarre e dal drumming ossesivo e minimale (per una lezione di minimalismo Finlandese occorre sempre vedersi gli Archgoat). Quindi voi, amanti dell'Old School, se avete amato i Sonne Adam, avete lodato i Desolate Shrine, eccoci l'origine di tutto. Eccovi i Lie In Ruins.
[Giorgio Gubbiotti]
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