Their Splinters is a masterpiece that innovates what lost real appeal more than 15 years ago. Need for violence, need for knowledge, in complete cohexistence like muscles plus brain. It's quite like a demigod. [Translated by Giuseppe Romano Luzzi]
Probabilmente questo nuovo cd dei Vallenfyre è la cosa più Death Metal dopo il Death Metal stesso.
Se il precedente A Freagile King ha messo le basi per un sereno Death/Doom d'annata e ricco di piccole melodie avvincenti questo nuovo capitolo si discosta in modo assai netto dalla formula adottata in precedenza. Il concetto rimane pressochè invariato ma la forma si muta in qualcosa di assolutamente più traverso, ne carne ne pesce, perfettamente accondiscendente sia allo stile doomy imposto da Gregor dei Paradise Lost sia a quello più Crust/Hardcore oriented inerente ad Erlandsson.
Di Death Metal si parla senza mai citarlo in prima persona, la pesantezza degli accordi, l'accordatura ribassata, il growl, le dinamiche soffocanti. C'è come atmosfera ma viene estromesso nella sua sostanza più pura a favore di questo "mischiaticcio" personale, quasi originale, dotato anche di una produzione limpida ma allo stesso tempo opaca. Capace di esaltare sia i tratti più verticali e violenti sia quelli più orizzontali e ricercati (Bereft e Aghast).
Riuscire a conoscere Splinters in tutti i suoi angoli, le sue peculiarità, le sue ricercate armonie è un viaggio che merita di essere fatto se vuoi conoscere il panorama estremo attuale, per sbirciare su come dei veterani come i Vallenfyre possano reinterpretare un genere al giorno d'oggi, mostrando al mondo che puoi essere molto devoto al genere ma comunque non comprenderlo sino a fondo se non lo hai creato te stesso, se non c'eri o se c'eri e già emulavi quelli prima di te. Mostrando innanzi tutto che si può essere Death Metal senza Sweep Picking o andando a 250 bpm. Si può essere Death Metal nell'anima anche senza toccarlo precisamente nella sostanza, senza andare ad incanalarsi in un filone, senza citare gli Asphyx o i Pestilence, senza tributare niente ai Death o agli Autopsy, beh forse a quest'ultimi qualche merito va dato, ma comunque qui si parla di una interpretazione di quello che può essere il Metal estremo, guardando il passato ma tramutandolo in presente. Pura libidine musicale, ti ci vuoi intingere, vuoi ricordare le parti, prendere gli stop 'n' go, fare Air Guitar sul semplice ma efficacissimo groove di canzoni com Dragged To Gehenna e Scabs.
Questa totale indefinitezza intrapresa dai Vallenfyre è una delle cose più interessanti, succose, trepidanti d'ascolto che oggi giorno esistono nella musica. Un cd interessantissimo in tutti i suoi aspetti che riesce a farti sembrare roba vecchia come di prima coglitura.
Voglia di violenza, voglia di conoscenza, senza per forza andare all'estremo di uno o dell'altro genere (Doom e Grind) in un perfetto connubio di intelligenza e muscoli. Quasi come un semidio.
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