“Un insieme di pezzi che non decollano, non vanno da nessuna parte” Questa è l'impressione a caldo che potrebbe avere chi ascolta Sol Invictus per la prima volta. Tuttavia così non è. Chi scrive in primis era stato tratto in inganno dal nichilismo che regna sovrano nel nuovo album dei Faith No More. Ma la premessa è doverosa: Questi non sono i vecchi Faith No More, e non vogliono neanche lontanamente esserlo. Sono passati 18 anni da Album of the year, ed è ovvio che questo gap temporale abbia plasmato Patton e soci, che già a priori sono sempre stati musicisti squisitamente dinamici. E' d'obbligo dunque specificare che non abbiamo a che fare con un disco prettamente metal, bensì con un lavoro di difficile classificazione, assolutamente sperimentale, e in una certa qual misura anche abbastanza ostico. Sol Invictus è un concentrato di influenze esterne, in esso si trovano elementi riconducibili a Fantomas, Mr Bungle e persino al progetto Mondo cane. Certo, tali contaminazioni fanno comunque riferimento a progetti “satellite” del gruppo, ma questa incidenza è evidente nella fattispecie. Diciamocelo, i nostri avrebbero potuto giocar facile componendo un album di stampo classico, vicino a un Angel Dust, puntando così su soluzioni catchy e sull'immediatezza, ma così non è stato, e a mio avviso è stata una scelta azzeccatissima e geniale. A conti fatti l'unico pezzo veramente riconducibile al loro tipico crossover è il singolo Superhero; mentre i restanti brani spiccano voli pindarici in chiave hard rock: vedi Cone of shame, noise: vedi Separation Anxiety, funky: vedi Sunny side up e Black Friday, e persino pop: vedi Motherfucker, indubbiamente il pezzo più controverso dell'album, e scelta particolarissima come singolo di lancio, oserei dire una dichiarazione di intenti.
Perchè il massimo dei voti? Perchè Sol Invictus probabilmente non diventerà mai un classico, ma quest'album contiene davvero tutto quello che cerco nella musica. 90 minuti di applausi.
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