Ci racconti la storia della band?
Ci siamo incontrati
per la prima volta nel 2003. Noi quattro eravamo in altre band locali della
scena di Philadelphia al tempo, e i Rosetta iniziarono come un side-project per
quelle altre bands. Quando tutti quei progetti si sciolsero, i Rosetta continuarono.
Abbiamo mantenuto la stessa formazione per 11 anni prima di aggiungere il
nostro quinto membro, Eric Jernigan, dai City of Ships, con i quali abbiamo
fatto un sacco di tour per molto tempo.
So che siete parecchio influenzati da viaggi nello spazio e dall’
astronomia, i test di questo disco riguardano ciò? Se no, l’ album ha un
concept?
Non abbiamo usato, in
realtà, lo spazio come metafora dai tempi di Wake/Lift. Questo nuovo album ha a che fare
principalmente con la crescente presenza della tecnologia nelle nostre vite, e
il modo in cui mantiene la promessa di creare un mondo migliore ma spesso finise
per isolarci e deumanizzarci. Il titolo si riferisce al modo in cui la maggior
parte dei mass media e delle informazioni che leggiamo online sono temporanei e
hanno breve vita, e alla fine non significano nulla, nonostante a primo impatto
sembrino importanti. Quindi viviamo costantemente distratti. È molto difficile
avere uno scopo nella vita quando sei continuamente circondato da rumore
digitale.
C’è qualcosa di strano riguardo “Quintessential Ephemera”: la maggior
parte delle tracce non hanno davvero un nome. Ci puoi dire di più riguardo
questa decisione?
Semplicemente non
siamo riusciti a pensare a titoli che potessero essere adatti per le canzoni.
Al posto di schiaffar loro un titolo inappropriato e dell’ ultimo minuto,
abbiamo deciso di non dar loro un nome.
Da “The Anaesthete” avete preso la decisione di rilasciare
autonomamente i vostri dischi. Come mai questa scelta?
Ha solamente avuto un
senso al tempo di quel disco, e penso che abbiamo provato si tratti di una
buona scelta. Senza alcun intermediario, siamo in grado di recuperare le nostre
spese molto più velocemente. E ciò ci lascia soldi per prendere rischi su nuove
locations per i tour e per produrre dischi più velocemente. Sin da quando
abbiamo deciso di autoprodurci, abbiamo scritto e pubblicato nuova musica a
velocità doppia di prima. Continueremo con questa scelta per molto tempo.
“Quintessential Ephemera” suona diversamente dagli altri vostri album. È
stato Eric Jerniga, il vostro nuovo chitarrista, a portare nuove idee nella
band?
Sicuramente. È esattamente
il motivo per cui abbiamo chiesto a lui di registrare con noi. Si tratta di una
via per spingerci in nuovi territori e crescere come musicisti – aggiungendo non
solo un altro musicista, ma anche un grande compositore. So che mi ha portato a
iniziare ad ascoltare le cose in una nuova maniera – Eric ha spesso scritto
parti che non mi piacevano all’ inizio, ma appena ho aperto la mente e contribuito
con le mie composizioni, siamo finiti a scrivere qualcosa di molto più bello
rispetto a ciò che avremmo potuto scrivere singolarmente. È stato davvero
gratificante.
La vostra musica è molto influenzata da un sacco di generi differenti
tra loro, dal post-metal all’ hardcore e più, ed è molto personale, cosa che
per me è molto importante ai giorni nostri. Ma come puoi definire la musica che
suoni e perché?
Non penso sia
necessario definirla. Quando dai un’ etichetta a qualcosa, ci sono volte in cui
parti prevenuto dall’ ascoltare tutto ciò che ha da offrire. In ogni caso,
cambiamo il nostro sound album dopo album. Quindi se creassimo una nostra
identità come band con un sound particolare, deluderemmo moltissimi con una
nuova uscita. Se volessimo creare un’ aspettativa, vorrei che fosse quella di continuare a stupire le persone.
Penso che con i Neurosis, i The Ocean e i Cult of Luna voi siate il
meglio che attualmente la scena post-robe abbia da offrire. Vi sentite una band
“cult” o la reazione del pubblico al nome “Rosetta” è cambiato da quando “Wake/Lift”
è uscito?
Si, penso che in un
certo senso siamo una band cult. O per lo meno, il nostro pubblico non è molto
grande – ma alle persone a cui piacciamo, piacciamo MOLTISSIMO. Prima eravamo
solo un altro nome in un mare di bands che le persone confrontavano ai Neurosis
o agli Isis, ma molte di quelle band si sono sciolte da molto e non suoniamo
più come gli Isis da molti anni oramai. Quindi siamo sopravvissuti, ma senza
alcuna diceria e voce della scena che abbiamo avuto all’ inizio. Ma non ci è
importato molto di quello in ogni caso. Penso che adesso la gente ci associa
con un certo tipo di catarsi sonica che collega un ambient grosso e pesante con
dei live dal gusto molto hardcore. Non troverai molte band “post-metal” che
faranno singalongs hardcore nel pubblico o che avranno gente fare stage-diving
durante lo show, ma noi abbiamo tutto ciò. Questo ci rende una band abbastanza
atipica…troppo “spaziale” per molti fan dell’ hardcore, e troppo in-your-face
per molti post-rock snobs.
Ultimo per ordine ma non per importanza: nel vostro tour europeo non è
presente l’ Italia. Avete piani di venire qui prima o poi?
Amiamo l’ Italia e
tentiamo di venirci quando possibile. Il nostro tour manager e agente di
promozione, uno dei nostri migliori amici in assoluto, è italiano. Questo tour
era davvero troppo piccolo per venirci, ma la prossima volta faremo tutto il
possibile per suonare in Italia.
Grazie per la vostra pazienza. Se volete dite ciao ai vostri fan
italiani!
Grazie a voi! Speriamo
di essere presto in Italia!
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