Oggi invece apriti cielo: il nuovo lavoro dei Wijlen Wij, Coronarchs of the Ω è registrato con tutti i crismi, anzi direi di più: la produzione spacca veramente i culi, non ci sta un suono che sia di chitarra o tastiera fuori posto. Coronarcs of the Ω è un'ora di lenta agonia senza spiragli di luce sottolineata da riff lenti e martorianti che scandiscono l'andamento globale del gruppo e la quasi totale assenza di clean vocals. Tuttavia non mancano gli inserti più melodici che possono essere notevolmente cupi come in Die Verwandlung o tendenti all'epicità come nel finale di A Solemn Ode To Ruin (la canzone più completa del disco). I tappeti di organo che oberavano Wijlen Wij lasciano gradualmente il posto ad arrangiamenti di tastiera più elaborati, con inserti pianistici e dialoghi con le chitarre. Una complessità compositiva degna dei Mournful Congretation anche senza arrivare a strutturare le canzoni in tanti "movimenti" fa il gruppo australiano (una media di 12 minuti contro i circa 20 degli australiani). Per gli amanti del Funeral più corposo, non mancano neanche i passaggi più pieni di groove come nella terrificante Laying Waste to the City of Jerusalem o i blast con sottofondo pianistico da dissociazione mentale nella successiva A Solemn Ode to Ruin... (abbiamo due dei Pantheist, non dimentichiamolo!). Un grande passo avanti per i Wijlen Wij e una gran bella prova per dire che il Funeral Doom non è ancora morto.
Wijlen Wij - Coronarchs of the Ω
Oggi invece apriti cielo: il nuovo lavoro dei Wijlen Wij, Coronarchs of the Ω è registrato con tutti i crismi, anzi direi di più: la produzione spacca veramente i culi, non ci sta un suono che sia di chitarra o tastiera fuori posto. Coronarcs of the Ω è un'ora di lenta agonia senza spiragli di luce sottolineata da riff lenti e martorianti che scandiscono l'andamento globale del gruppo e la quasi totale assenza di clean vocals. Tuttavia non mancano gli inserti più melodici che possono essere notevolmente cupi come in Die Verwandlung o tendenti all'epicità come nel finale di A Solemn Ode To Ruin (la canzone più completa del disco). I tappeti di organo che oberavano Wijlen Wij lasciano gradualmente il posto ad arrangiamenti di tastiera più elaborati, con inserti pianistici e dialoghi con le chitarre. Una complessità compositiva degna dei Mournful Congretation anche senza arrivare a strutturare le canzoni in tanti "movimenti" fa il gruppo australiano (una media di 12 minuti contro i circa 20 degli australiani). Per gli amanti del Funeral più corposo, non mancano neanche i passaggi più pieni di groove come nella terrificante Laying Waste to the City of Jerusalem o i blast con sottofondo pianistico da dissociazione mentale nella successiva A Solemn Ode to Ruin... (abbiamo due dei Pantheist, non dimentichiamolo!). Un grande passo avanti per i Wijlen Wij e una gran bella prova per dire che il Funeral Doom non è ancora morto.
Blogger Comment