Nonostante l'apparenza tetra bisogna notare come il Death Metal spesso sia un genere abbastanza ironico. Soprattutto nella corrente svedese la tendenza all'autoparodia e allo sfruttamento esasperato dei cliché è stata un marchio di fabbrica del genere e non tanto per mancanza di originalità quanto più per un sano non prendersi troppo sul serio. Gli americani per contro sono stati sempre un po' più seriosi, complice uno stile di natura più chiuso (azzarderei dire meno punk), per cui l'idea di Land Phil di fare un gruppo parodia di una band integerrima come i Cannibal Corpse e chiamarla Cannabis Corpse in modo da dedicarsi alla ganja anziché agli zombie è certamente notevole. Nonostante il buon comparto tecnico, decisamente all'altezza per suonare Death americano con tutti i crismi, la fortuna della band di Richmond è un po' alterna. Si alternano ottimi dischi a episodi un po' più indecisi finché oggi arriva alla pubblicazione del quarto full From Wisdom To Baked. Certamente un gran traguardo per un side-project "parodia".
From Wisdom To Baked si presenta come un disco di Death americano nudo e crudo. Pochi orpelli, molta violenza e velocità, qualche stacco melodico, ma niente di inimmaginabile (vedasi i Monostrosity degli anni 90). Come nei lavori precedenti decisamente degno di nota il riffing bassistico di Land Phil medesimo, molto vicino a quello dell'Alex Webster dei bei tempi e pronto a riempire ogni vuoto o stacco delle chitarre. Con l'avvicendamento di Land Phil medesimo al microfono non si soffre minimamente di cali, ma anzi il growling resta ben incisivo e micidiale. Nei titoli delle canzoni stavolta a essere parodiati sono i Death, ma la band si mantiene ben lontana ed equidistante dal sound primitivo di Scream Bloody Gore e da quello sofisticato e complesso del periodo finale. L'opera nel suo complesso si presenta tanto buona quanto di maniera e per quanto carino non c'è quasi nulla che possa dirsi veramente d'effetto. Si può vedere un po' come un elogio/parodia del Death Metal di Tampa quanto un po' come la sua tomba, la differenza sta abbastanza nell'orecchio dell'ascoltatore.
Dal mio punto di vista è uno di quei dischi non epocali, ma che qualche ascolto (almeno un paio) se lo meritano, si ride un po' sui titoli e poi si va avanti.
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