Fin dai primi ascolti di questo "Earthborn Evolution", rileviamo subito la notevole maturazione ottenuta in questi 3 anni dalla band di Montreal; sia per quanto riguarda la produzione sia quanto per riguarda il song-writing.
I primi minuti ci rimandano in maniera ben controllata al technical death di mamma Obscura, con il basso che esce dai canoni fin da subito come possiamo assaggiare su "Elusive Reverence" e con il classico riffing alternato ad aprire sul successivo brano, "Sous La Lueur De L'Empereur". Uno spettacolo puro e raro per le nostre orecchie.
La title track si apre con un tapping di basso, dove il nostro Dominic fa letteralmente parlare il suo fretless a 6 corde, eseguendo linee fuori dal comune e confermandosi così uno dei migliori bassisti di sponda tech death/prog che si possano trovare là fuori.
I successivi due brani son sempre molto diretti, vedi "The Great Revelation" ed estremamente suggestivi e pieni di risorse, dove la parte più prog si manifesta senza la minima indecisione, quest'ultimo è il caso di "Neurotical Transmissions".
Possiamo senz'altro dire che i brani son diventati molto più temerari, esplosivi e ricchi di contenuti, rispetto al precedente capitolo, così tanto che potrebbero benissimo formare un album strumentale e la voce a questo punto verrebbe quasi messa da parte, nonostante comunque il gran lavoro di Simon Girard.
Arrivati a questo punto, il disco è di un livello allucinante, momenti altissimi che difficilmente più avanti verranno sottoposti ad un'agguerrita concorrenza.
"Abstrait Dialog" è quella strumentale che in un album qualsiasi viene apprezzata e che per staccare è l'ideale insomma: ma assolutamente no in questo caso! Dal momento che tutto l'album viene sorretto da possenti parti strumentali che dominano la scena, e che come prima vi accennavo, potrebbero benissimo ricoprire un full-length omettendo la voce; con quale criterio e a quale scopo mi metti questa traccia?
Neanche il tempo di dire "beh dai finché è una traccia a non essere al top..." che arriva "The Axiom". E qui mi caddero le palle. Brano inutile, che non solo non ha assolutamente nulla da ridire ma è una scopiazzata inconcludente di quanto fin qui visto.
Vado avanti fiducioso e mi appare "L'exorde", un brano breve con una tecnica inferiore alla media fin qui dimostrata, che se evitato avrebbe contribuito alla scorrevolezza complessiva del cd.
Su "Theatrical Delirium", Dominic prende letteralmente il sopravvento, mentre le chitarra alternano tapping ad arpeggi in pulito. Brano che alla fine ha un senso e seppur può sembrare troppo confusionario, mettendolo in loop dopo qualche minuto capirete che ha un suo perché all'interno del disco. Questo non toglie però che siamo davanti ad un vero delirio e che mai nome fu più adatto a questa canzone.
Il disco si chiude con durate sopra la media, come in The Aura, con "Fundamental Process". Brano pieno zeppo di piri-piri sulla chitarra, che vuole raggiungere l'hype più inarrivabile sull'assolo e sul riff post-assolo e devo dire che quasi ci riesce, momenti alti ne regala senz'altro, ma nulla a che vedere con le prime 5 tracce: rappresentanti della vera essenza di Earthborn Evolution.
A differenza di The Aura, l'ho voluto spolpare meglio, in ogni suo angolo accavallando ascolti su ascolti e giungendo quasi ad una conclusione certa, ovviamente personale.
Finché i canadesi ci regalano le perle, nulla da ridire, brani che anche se non ami il tech death devi saper riconoscere e possibilmente amare, il problemi, anzi I problemi arrivano sui brani che andavano rivisti meglio; neanche si può parlare di filler, ma proprio di idee lasciate a metà, chiusure affrettate, scarsi arrangiamenti che prendono il sopravvento su quasi metà dell'album, per cui non puoi neanche ignorarli.
Ed io gli album a metà, cioè dove metà della track-list è nettamente inferiore all'altra, non riesco a digerirli: perché so che quella metà inferiore al resto è lì che mi aspetta quando fra 2 anni andrò a riascoltare questo disco.
Marco Gattini
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